Luigi Galasso è nato a Trieste nel 1964. Insegna letteratura latina all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nell’ambito dei suoi studi sulla poesia augustea si è dedicato in particolare a Ovidio: è autore tra l’altro di una traduzione commentata delle Epistulae ex Ponto (Mondadori 2008), di cui ha curato anche un’edizione con commento del II libro (Le Monnier 1995). Si è occupato inoltre di tragedia latina arcaica e di storia della filologia tedesca.
  • Professor Galasso, da dove nasce l’idea di un volume dedicato alla Letteratura latina in età ellenistica? (Carocci, 2022, 284 pp., 27 euro) Si è trattato di individuare alcuni elementi centrali nello sviluppo della letteratura latina a partire dalla sua stessa nascita, in particolare il suo rapporto col greco, dalle origini sino ad Azio, nel 31 a. C. La letteratura a Roma, infatti, nasce già adulta, come una letteratura ellenistica in lingua latina. Poi, da Azio e dall’età Augustea, il rapporto con la grecità cambia: da allora in poi gli autori romani guarderanno come modello, in primo luogo ai loro predecessori in latino. Da ciò l’arco temporale del volume che va da Livio Andronico alla prima generazione augustea.
  • Se lei dovesse sintetizzare gli elementi costitutivi del rapporto degli autori latini con la grecità, che cosa individuerebbe? Il rapporto con la cultura e letteratura greca è ambivalente, caratterizzato dalla volontà di affermazione e, insieme, da un complesso di inferiorità. Ogni rivoluzione letteraria nasce da un rapporto innovato con i modelli greci: Ennio, per esempio, che compie la prima grande rivoluzione poetica, introducendo a Roma l’esametro, il metro dell’epica greca, si abbevera in modo diverso alle fonti della grecità, rispetto a chi l’ha preceduto; e i Neoterici, da parte loro, alla grecità guardano in modo ancora differente. Pertanto, se dovessimo sintetizzare come si realizza il rapporto degli autori latini con i loro modelli greci, dovremmo rispondere a una serie di domande, che, dopo la mia introduzione di carattere generale (pp. 17-117, Parte prima. Profilo generale), scandiscono l’articolazione della seconda parte del volume. Ovvero: chi erano i Greci a Roma? Chi sono i maestri greci a Roma? Come Roma reagisce alla penetrazione della cultura greca? (cfr.121 sgg., I Greci a Roma, di R. Nicolai) Come i Romani leggono i testi greci, con che genere di commenti, di sussidi (cfr. p. 14?? sgg, Leggere i Greci nella Roma ellenistica, di F. Montana)? Perché le Bucoliche di Virgilio rappresentano un punto di svolta e una rivoluzione? (p. 191 sgg., Un punto di svolta: le Bucoliche di Virgilio, di A. Cucchiarelli). C’è inoltre una riflessione sull’intertestualità, concetto problematico e complesso, che è affidata a S. Casali (p. 165 sgg., Intertestualità autoriflessiva nei poeti ellenistici e romani). Infine, la terza parte del volume è occupata dalla lettura esemplare di S. Harrison del carme 4 di Catullo (p. 219 sgg.).
  • Passiamo a una domanda che riguarda la sua esperienza ormai trentennale di docente di Letteratura Latina: che cosa ritiene che sia cambiato negli studenti, nella loro metodologia di studio, nelle aspettative che ripongono negli studi? Oggi per gli studenti il latino non è qualcosa di dato, di necessario, ma il suo studio deve essere sempre giustificato e motivato. Più che con dichiarazioni esplicite, a me sembra che ciò debba avvenire attraverso una lettura dei testi che metta in forte risalto la loro densità e la loro problematicità. I metodi che noi usiamo sono storicamente determinati e noi dobbiamo essere consapevoli dei loro presupposti e dei loro limiti. Gli studenti a questo sono attenti. Non si può più proporre una interpretazione senza esaminare la natura dei suoi fondamenti. Questo è anche un segno di rispetto. Se si riesce a trasmettere questa idea, si può essere seguiti anche sul piano tecnico della critica testuale. Questo può stimolare un atteggiamento più attivo nei confronti degli oggetti di questa disciplina, e può portare anche all’elaborazione di giudizi di valore. E la ricostruzione storica persuasiva, quando si cerca di recuperare il primo impatto delle opere che per noi sono classiche, ha sempre il suo fascino. Naturalmente ci sono delle criticità, ma, per il momento non insormontabili. Infine, le aspettative che gli studenti ripongono nei loro studi sono sempre le stesse, e fanno parte dell’universalmente umano, da quando si andava, come Orazio, alla scuola di Orbilio, a oggi.
  • Invece, il corso per gli studenti della Laurea Triennale è dedicato quest’anno all’elemento biografico nella poesia latina. Come mai questa scelta? L’autorappresentazione del poeta implica una prospettiva di analisi molto utile, da cui emergono vari elementi che aiutano a definire il rapporto dell’autore con il potere e con il suo pubblico; inoltre, la scelta di questo tema consente di leggere testi importanti, fondamentali, anche stante il numero ridotto di testi in latino che gli studenti leggeranno nel corso della loro carriera.
  • Accennava poco fai ai giudizi di valore nell’ambito della Letteratura Latina. Sì: questa distinzione e classificazione dei testi secondo il criterio del bello vs brutto di fatto non si dava, o era decisamente molto rara sino a non molti anni fa, in Italia anche in reazione a Croce. Adesso però i giudizi di valore costituiscono uno strumento nell’armamentario degli studiosi: perfino nei grandi autori ci possono essere passi “riusciti peggio” e da questo stesso fatto si traggono conclusioni interpretative importanti. Al di là di quanto si possano condividere singoli esiti di questo procedimento, in ogni caso spinge noi e gli studenti a prendere posizione, motivandola. Di nuovo, è un modo con cui conseguire un atteggiamento attivo, e ci responsabilizza, nei confronti di testi che talora, purtroppo, vengono solo subiti. L’opera antica non deve il suo statuto di capolavoro semplicemente ai suoi anni. Può essere discussa e criticata. Certo, ha esercitato un influsso culturale forte e profondo che ha innervato la nostra modernità. Questo tuttavia non è sufficiente. È in grado di suscitare delle emozioni, di giocare un ruolo sul piano della bellezza. Forse non basterà la bellezza a salvare il mondo, ma è necessario recuperarla in queste opere apparentemente così remote.
  • Nella sua esperienza, quali sono gli autori che piacciono sempre agli studenti? Da quello che ho potuto rilevare, Catullo è un autore che cattura sempre molte simpatie, e così anche Virgilio piace sempre agli studenti. Un’altra opera che riscuote sempre successo fra gli studenti sono le Metamorfosi di Ovidio. Con gli studenti della Laurea Magistrale, inoltre, ho letto Stazio e il libro IV di Properzio, che suscitano molto interesse e curiosità, perché, nonostante gli studenti, avendo studiato al liceo lo sviluppo storico della Letteratura Latina, conoscano i nomi di questi due autori, i testi raramente vengono letti nella scuola secondaria di II grado, e rappresentano quindi una sorta di novità