C’è, a soli due passi dai Navigli Milanesi, un piccolo e sorprendente angolo di Giappone: si tratta dell’innovativo spazio Tenoha Milano, che poi, a essere precisi, tanto piccolo non è. Con i suoi oltre 1100 mq di estensione, Tenoha racchiude al suo interno un elegante ristorante giapponese, un fornitissimo concept store, una vasta zona adibita al co-working e, soprattutto, un’ampia area espositiva, sede di curate mostre immersive.

Nel giro di un anno circa, grazie anche alla proficua collaborazione con la casa editrice indipendente L’Ippocampo – famosa per l’attenzione che dedica all’illustrazione dei suoi volumi – Tenoha ha allestito due mostre decisamente interessanti e, soprattutto, originali: la prima, a inizio 2022, è stata ispirata da Botteghe di Tokyo, libro illustrato da Mateusz Urbanowicz (L’Ippocampo, 2021, pp. 160, euro 25,00€), la seconda, inaugurata invece a settembre 2022, nasce dalle suggestioni provenienti da due diversi volumi, entrambi arricchiti dai caratteristici disegni di Benjiamin Lacombe, Storie di Fantasmi del Giappone (L’Ippocampo, Lafcadio 2021, pp. 208, euro 25) e Spiriti e Creature del Giappone (L’Ippocampo, 2021, pp. 208, euro 25).

Una collaborazione – quella tra L’Ippocampo e Tenoha –fortunata e proficua, se si pensa che già solo Botteghe di Tokyo – The Exhibition ha registrato ben più di 125.000 visitatori: la cura dei dettagli di questa ricostruzione è stata una delle chiavi del successo della mostra, che accoglieva i visitatori in una prima sala strutturata in modo da ricordare l’interno di un aereo, per rafforzare l’impressione di lasciarsi alle spalle – anche se solo per qualche momento – la quotidianità italiana e concedersi un’evasione esotica. Le tavole dell’artista polacco si animavano grazie a un percorso fatto di vicoli e botteghe da scoprire, sperimentare, conoscere. Tutto, persino i profumi – come l’odore di pelle, libri e inchiostro della biblioteca – o il modo con cui sono state appese le bici nella ricostruzione del negozio Ishimura è stato curato con attenzione, con il chiaro obiettivo di regalare un’esperienza a 360°. La mostra non è piú visitabile, lo è stata dal 15 gennaio al 27 marzo del 2022.

Anche la seconda mostra, Fantasmi e Spiriti del Giappone – Don’t cross the red bridge (visitabile dal 9 settembre 2022 al 23 aprile 2023), risulta pienamente immersiva: in questo caso, si tratta di un suggestivo viaggio attraverso le leggende nipponiche, come suggerisce il titolo. Tutto nasce dalle opere di Lafcadio Hearn (1850-1904), un avventuroso scrittore e giornalista irlandese, ma nato in Grecia e naturalizzato giapponese – motivo per cui è noto anche con lo pseudonimo Koizumi Yakumo – che ha girovagato a lungo per il mondo, all’inizio vivendo di stenti per arrivare, però, fino al successo, ottenuto proprio in Giappone. Qui prese la cittadinanza in seguito al matrimonio con la figlia di un samurai, divenne insegnante di letteratura inglese e, in parallelo, continuò a scrivere, concentrandosi sulla cultura nipponica e, soprattutto, su fantasmi, spiriti e creature del folklore del Sol Levante.

Queste leggende hanno poi solleticato la fantasia dell’illustratore francese Benjamin Lacombe, un artista che, subito dopo il diploma presso l’École Nationale Superieure des Arts Decoratifs di Parigi, ha cominciato a realizzare fumetti e illustrazioni di successo grazie al suo stile onirico e ben riconoscibile, lavorando prevalentemente su carta, metodo di lavoro che rispecchia la sua visione di questa arte: «Ciò che mi piace del disegno è che alle volte mentre disegni fai errori, e disegnare significa reagire a questi errori: ciò che chiamiamo disegno non è che la reazione a una serie di errori. È una sorta di improvvisazione, come nel jazz», ha dichiarato Lacombe in un’intervista. E, come la musica jazz, anche i suoi disegni riescono a trasmettere forti emozioni: e se questo accade già solo ammirandoli sulla carta, è ancora più evidente quando questi prendono vita in un percorso multisensoriale, come quello realizzato da Tenoha, composto da più di dieci sale a tema: qui è possibile incontrare quelli che vengono chiamati yokai, un termine difficilmente traducibile – che deriva dall’unione delle parole “yo”, maleficio, e “kai”, ovvero manifestazione inquietante – ma che potremmo provare a riassumere con la definizione “creature sovrannaturali”, ben consapevoli di non riuscire a restituire l’intera complessità del vocabolo.

Kappa, Yuki-onna, Kodama: queste sono solo alcune delle creature che si incontrano durante il percorso, che comincia attraversando il famoso “red bridge”, il ponte rosso che unisce il mondo mortale a quello ultraterreno, accompagnati da sussurri misteriosi che intimano al visitatore di non continuare il cammino. Fin da subito, è ben chiaro – e ben riuscito – lo sforzo di costruire una dimensione onirica, assottigliando quanto più possibile il confine tra realtà e leggende. Si procede così di ambientazione in ambientazione, per ogni stanza una creatura: che si tratti dei ghiacci della Yuki-onna, la donna delle nevi o dello scenografico stagno dove si cela il pericoloso kappa, demone giapponese talmente famoso in Occidente da ottenere persino una menzione nella saga di Harry Potter, non v’è dubbio che le sale riescano tutte a sorprendere il fortunato visitatore.

Ma, quindi, solo complimenti per questa esibizione? Quasi! Ci sono, tuttavia, due piccole note che si possono fare: la prima è che lo spazio dedicato alla narrazione delle leggende, così interessanti, avrebbe potuto essere più ampio – di fatto, vengono dedicate poche righe alla spiegazione del mito, che, invece, sarebbe stato interessante approfondire; la seconda, invece, è che dura troppo poco. La visita è pensata per occupare circa una quarantina di minuti, ma è talmente bella e avvincente che la fine arriva davvero troppo presto.

Insomma, c’è da augurarsi che la collaborazione Tenoha-Ippocampo continui a essere così prolifica, in modo da poterci regalare altre esperienze uniche nel loro genere.