Dove vanno questi bambini, chi li accompagna? Sono su un treno, salutano qualcuno, hanno un orsacchiotto. Non piangono. I bambini, di solito, piangono. Per una situazione imprevista, per un ginocchio sbucciato, per un dolore. Ma questi bambini, su un treno per chissà dove, non piangono. Sono molto seri, guardano noi. Capiscono che il dolore che confusamente li sovrasta, nessun piangere lo può consolare. C’è sempre una mamma che sa come fare quando un bambino piange, qualunque sia il motivo. Sa trovare le parole, sa come il bambino si aspetta di essere abbracciato. Ma qui dov’è la mamma? Piangendo, la mamma li ha messi sul treno, ha spiegato che è meglio andar via, che lei li raggiungerà dopo. Un ultimo abbraccio, un biglietto con nome, cognome e indirizzo del bambino e con nome e cognome di chi, forse, lo potrà accogliere: una zia, un cugino della mamma, mentre il papà sta imparando pateticamente a maneggiare un fucile per difendere il bambino, la sua mamma, la sua Patria, la sua famiglia. Tutto è così confuso che nessuno sa bene che cosa fare, tanto meno un bambino. Un bambino che però nitidamente percepisce di essere in una storia troppo grande, e dunque bisogna essere forti, bisogna prepararsi a consolare la mamma, chissà quando la ritroverà. E dunque guarda noi che lo stiamo guardando.

Nell’altra foto c’è una mamma, la mano di una mamma appoggiata sul vetro del finestrino che la divide dai bambini. Il bambino a destra cerca di sorridere, ma il sorriso è solo un pianto trattenuto. Chi risarcirà il dolore di questi bambini, delle migliaia di bambini come questi? E le lacrime dei loro genitori, dei fratelli e delle sorelle, dei nonni, degli zii?

Da lontano, noi possiamo solo condividere, partecipare. E aiutare economicamente nella misura del possibile, dare la nostra disponibilità all’accoglienza. Ma, prima di tutto e sopra tutto, pregare. Dunque, uniamoci all’Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, che papa Francesco ha celebrato il 25 marzo scorso, e che purtroppo non ha trovato nei mass media la risonanza che gli competeva:

«Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.

«Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen».