Il giorno dopo Daniele Cenni si risveglia legato a un letto, un pezzo di giornale che brucia sopra le coperte, un uomo dagli occhi spalancati che chiede ossessivamente aiuto alla Madonna. Arriva l’infermiere che spegne il fuoco e lo libera dai lacci, poi gli spiega: è un reparto psichiatrico. Il giorno dopo, Daniele non riesce a ricordare cosa gli sia successo. Perché i suoi genitori e i suoi fratelli non vogliano rivolgergli la parola non riesce a ricordarlo e nessuno dei medici sembra avere il coraggio di dirglielo; gli viene detto solo che dovrà stare una settimana in terapia, da domenica a sabato. Preso dallo scoprire il suo dramma personale si rifiuta di mischiare la sua vita con quello degli altri, reagisce male, sbraita, dice che non c’entra nulla con quei pazzi, che lui è normale, guarda solo di fronte a sé. Ma quando comincia a spostare il suo sguardo negli occhi dei suoi compagni di stanza, impara gradualmente la pazienza, impara che la sua è solo una goccia nel mare del dolore umano, impara molte altre cose tra gli alti e i bassi della vita in reparto psichiatrico, molto più alti e molto più bassi del mondo di fuori.
Tutto chiede Salvezza nasce come libro dalla penna di Daniele Mencarelli sulla base di esperienze personali. Diventa poi Premio Strega giovani 2020 e, nel 2022, una serie Netflix per la regia di Francesco Bruni. La prima stagione si divide secondo i capitoli del libro: ogni episodio una giornata, prendendo a titolo i nomi dei giorni della settimana. Di conseguenza, gli episodi sono sette. L’abitudine delle serie Netflix di dividere le stagioni in un numero di episodi significativi è spesso nociva per l’economia della storia che si vuole raccontare. Tra i molti esempi, il caso più eclatante si trova nella serie Tredici: l’idea stilistica di dividere la serie in 13 episodi da un’ora non è stata controbilanciata da un’adeguata quantità di materiale, che sarebbe bastato per la metà del minutaggio. Difatti la serie è piena di vuoti esasperanti e di una lentezza non ricercata quanto necessaria. Fortunatamente in Tutto chiede Salvezza i giorni di ricovero sono solo sette e in nessun episodio si è mai sentito un fastidio né un imbarazzo da parte della regia riguardo l’impasse dei sette episodi, che sono fluiti con un ritmo deciso e pieno.

I pregi & i difetti della serie

La regia, non invisibile ma non invasiva, tenta addirittura alcuni giochi stilistici nelle sequenze più immaginifiche; dimostra un attento studio dell’ambiente e la volontà di portare qualcosa di qualitativamente più alto rispetto alla serie Netflix media. Questa volontà ha il suo risultato più soddisfacente nella performance di alcuni attori: primo tra tutti il protagonista Federico Cesari, che passa dallo stato della confusione iniziale alla rabbia, all’empatia, al dolore, alla gioia e a tutta la vasta gamma di sentimenti cui è destinato qualunque personaggio ben scritto. Tra gli attori secondari spicca particolarmente l’interpretazione di Vincenzo Nemolato nei panni di Madonnina che, sebbene abbia due soli comportamenti nel corso della serie (appiccare fuochi e chiedere aiuto alla Madonna) li sostiene con un flusso perfetto di versi, urla, intonazioni e una maestria tale che ci si dimentica quando spunta sullo schermo che dietro di lui c’è un attore perfettamente sano di mente. Altra menzione d’onore va a Vincenzo Crea nei panni di Gianluca per aver dato, anche lui in termini di versi, urla, pianti, una performance al di sopra di quanto ci si aspetterebbe per una normale serie televisiva.
Tutto chiede Salvezza trova un buon equilibrio tra le varie storie dei personaggi, evita di dividere l’esplorazione dei loro retroscena dedicando a ognuno un episodio a sé. In questo modo le storie non sono dei compartimenti a tenuta stagna ma si intersecano, si alternano e fanno sì che i misteri e i conflitti irrisolti di ognuno non siano totalmente sciolti fino agli ultimi due episodi. Si fa anche un passo in più, si decide di non sciogliere completamente tutti i nodi, lasciando un finale colmo di amarezza, un sorriso avvelenato dall’incertezza del futuro e che sarà materia di una possibile seconda stagione.

Gli elementi religiosi

Daniele trova nella figura di Mario (Andrea Pennacchi), il più anziano e saggio del gruppo, un maestro e un mentore. È con questo personaggio che la serie porta avanti alcuni discorsi di carattere filosofico e che saranno un monito alla futura carriera da poeta di Daniele. Mario funge anche da sensibilizzatore storico perché, essendo il più vecchio, è stato rinchiuso in uno dei suoi primi ricoveri in un manicomio pre legge Basaglia. Sebbene non si dilunghi in un argomento che non è il focus principale della serie, dà comunque uno spunto sull’orrore che era la vita nei manicomi e su come il reparto in cui si trova Daniele e di cui tanto si lamenta, sia un’oasi paradisiaca a confronto. In Mario si dipana anche l’episodio ricorrente dell’uccellino che lui solo riesce a vedere fuori dalla finestra, invisibile agli occhi di chiunque altro. Che cosa rappresenti l’uccellino lo si lascia all’immaginazione dello spettatore.
In Tutto chiede Salvezza è fondamentale l’aspetto religioso. Fondamentale ma mai invasivo, mai pedagogico e soprattutto, mai immaturo. Nella serie non ci sono eventi miracolosi né visioni di Santi, per cui ritengo che non sia spoiler dire che Alessandro, (Alessandro Pacioni) ricoverato in una specie di stato di semi-coma, rimarrà così fino alla fine. A raccontare la tragedia il padre, che viene tutti i giorni a prendersi cura di lui. I personaggi in stato catalettico sono spesso un problema a livello di scrittura, perché si può attribuire loro un ruolo esclusivamente simbolico; da questo punto di vista Braccialetti Rossi, che impiega il suo personaggio comatoso come voce narrante, ha fatto scuola. Nel caso di Tutto chiede Salvezza, Alessandro, funge da “voce narrante” dei pensieri di Daniele, ispirandogli le sue prime poesie. Daniele soffre di insonnia da quando era piccolo e non riesce a dormire senza prendere sedativi, che gli sono interdetti, però, dai medici durante la cura. Il sonno è quindi un oggetto prezioso, ricercato, ma le rare volte che viene raggiunto diventa paradossalmente il luogo della lucidità, dove riesce a mettere a posto i suoi pensieri e a trasporli in poesie, sussurrategli all’orecchio da Alessandro. Egli assume il ruolo di inconscio del protagonista, di guida spirituale dei suoi pensieri e della loro impressione su carta.
In definitiva, Tutto chiede Salvezza è una serie ispirata da un bisogno di normalizzare i malati mentali, di capire che tipo di persone sono, la loro personalità e i loro bisogni, inoltre, molti di loro, è il caso di Gianluca e Daniele, non sono ricoverati per una malattia mentale grave, ma per un semplice controllo.
Alla fine, Daniele scoprirà perché si trova lì, perché la sua famiglia non vuole parlargli, ma solo dopo aver raggiunto la maturità per poterlo affrontare, per poter capire fino in fondo i suoi compagni di stanza, il dolore ma anche la voglia di vivere sotto i loro volti segnati dalla tragedia, che cela dietro l’insensatezza di parole e azioni la stessa umanità fragile e bisognosa di cure di Daniele.