Pubblicato per la prima volta nel 2009, il lavoro editoriale di Marco Dalla Torre intitolato Antonia Pozzi e la montagna ritorna tra gli scaffali, tredici anni dopo, in una nuova veste riveduta e ampliata, con la prefazione di suor Onorina Dino.
Nell’ambito della voluminosa bibliografia dedicata alla poetessa milanese – nata il 13 febbraio 1912 e morta tragicamente il 3 dicembre 1938 – quest’opera costituisce la più completa analisi del rapporto che legò Pozzi al mondo della montagna. Un mondo di cui Marco Dalla Torre è esperto conoscitore. L’autore scrive che per la poetessa la montagna:

Rappresenta (…) una possibilità ben più che sportiva: diventa un luogo dell’anima, dove specchiarsi, comprendersi, misurarsi al cospetto di ciò che è maestoso eppure non arrogante, di ciò che sembra immutabile ma è pienamente vitale, di ciò che è equilibrio di vita e non mera apparenza. (…) La frequentazione costante, fatta di escursionismo a volte impegnativo e anche di arrampicata, rende la relazione vera, vissuta, intima (pag. 10).

Queste parole, e con esse tutta la breve ma efficace Introduzione al libro, condensano le caratteristiche dello spirito poetico di Pozzi, collocato nel suo contesto biografico, e portano immediatamente il lettore a comprendere il motivo per cui in riferimento alla poetessa possiamo indicare la montagna come “Un luogo dell’anima” (titolo del saggio introduttivo).
Il testo di Dalla Torre è frutto di una ricerca che reca fondamentalmente un’impronta storiografica: i sei capitoli in cui è scandita la disamina del legame tra Pozzi e l’ambiente della montagna (I. Giovinezza tra Milano e Pasturo. 1912-1928; II. “La nostra fragilezza ardente”. 1929-1932; III. Il “figlio del vento”. 1933: l’incontro con Tullio Gadenz; IV. “Il taglio delle rupi più eccelse”. 1933-1934: tra le Dolomiti e il Cervino; V. “Si accendono le tue dita sulla pietra / alte afferrando / orli di cielo bianco”. 1935-1938: gli anni estremi; Conclusione. Ai margini dei crepacci, sull’orlo degli abissi) ripercorrono le tappe della biografia della poetessa, che l’autore restituisce al lettore alla perfezione sotto la lente d’ingrandimento sul tema del dialogo con le cime, con le rocce, e con tutto ciò che costituisce l’ambiente montano.
Importante a questo proposito è stata la ricerca archivistica condotta da Marco Dalla Torre: l’indagine sulle carte e sugli epistolari e l’osservazione del materiale fotografico hanno consentito all’autore di gettare le basi per un approfondimento tematico originale e pionieristico. Ma vi è di più: l’autore porta il lettore ad esplorare il rapporto tra Pozzi e la montagna addentrandosi nella disamina dei volti amici che la poetessa conobbe grazie al suo essere escursionista e sciatrice: Oliviero Gasperi, Joseph Pellissier, Emilio Comici, oltre al giovane poeta trentino Tullio Gadenz. Sarà proprio quest’ultimo a comporre il primo saggio sul tema del dialogo della poetessa con la montagna, pubblicato nel 1941 con il titolo: Antonia, poetessa della montagna.
L’opera di Marco Dalla Torre è arricchita dalla sezione intitolata “Poesie dell’altezza”: una ripubblicazione di ben trenta poesie della Pozzi dedicate a tutto ciò che essa legò all’ambiente montano: la natura, le stagioni, la storia, i suoi conoscitori.
In chiusura, l’autore inserisce un prezioso capitolo intitolato: Per un curriculum alpinistico di Antonia Pozzi in cui il tentativo di dare notizie sulle ascensioni e sulle escursioni alpinistiche aggiunge completezza al lavoro editoriale. Dopo essersi immersi nella lettura di questo libro, l’invito è quello di soffermarsi per un istante sull’immagine di copertina che ritrae Antonia Pozzi nelle vesti di escursionista alpina, e di cui lei stessa scrive in una lettera a Dino Formaggio:

È l’immagine più cara che ho di me, dove sembro più un ragazzetto che una donna e ho addosso e intorno tutte le cose che più amo: i miei scarponi, il cappellaccio a fungo, la bella neve bianca, le pietre, il legno; qui è l’essenza, il midollo, la fibra viva e contrattile della mia vita.

Michela Beatrice Ferri