Indicazioni ai miei esecutori riguardo alla busta allegata.

 

La signorina Emily Hale dal Massachusetts ha presentato alla biblioteca dell’Università di Princeton le lettere che le scrissi tra il 1932 e il 1947 – forse alcune un po’ prima; quelle scritte dopo la morte della mia prima moglie esprimono sentimenti così diversi che potrebbe non averle incluse. Ho saputo che vi ha aggiunto, o si sta preparando ad aggiungere, una sorta di commento personale. Pertanto, mi sembra necessario mettere per iscritto il mio ritratto dello sfondo di questa corrispondenza e il mio sentire attuale nei suoi riguardi.

 

Desidero che la mia dichiarazione sia resa pubblica non appena le lettere alla signorina Hale saranno rese pubbliche. (Chiarirò più avanti che cosa intendo con il termine «rendere pubblico»). Questo non dovrebbe succedere fino a cinquant’anni dopo la mia morte. Ma una certa qual pubblicità è possibile senza pubblicazione (a stampa), e non ho alcuna certezza che fino a tale data verrà preservata la completa privacy. E se le lettere, o una qualsiasi di esse, o eventuali estratti o citazioni da una qualsiasi di esse, o il «commento» della signorina Hale, venissero divulgati prima di quel momento, o se trapelasse che a qualsivoglia individuo sia o sia stato concesso l’accesso a una delle lettere prima di quella data, allora desidero che la dichiarazione allegata sia resa pubblica allo stesso tempo.

 

Nel caso in cui la Princeton Library conserverà le mie lettere non aperte (come dovrebbe fare) fino a cinquant’anni dopo la mia morte, quando anche i miei esecutori saranno morti, suggerisco che la busta sigillata col presente documento venga consegnata da mia moglie al bibliotecario incaricato della Eliot Collection per i miei lavori e altre questioni relative all’Università di Harvard. (Questa collezione è attualmente ospitata nella Houghton Library dell’Università di Harvard). Dovrà essergli dato con la rigida ingiunzione che venga aperto e reso pubblico cinquanta anni dopo la mia morte, o qualora la raccolta di lettere alla signorina Hale alla Princeton University venisse resa pubblica prima di quella data. Se quest’ultima raccolta fosse resa pubblica in uno dei modi sopra indicati, la lettera allegata dovrà essere resa pubblica allo stesso modo. Se arrivasse a conoscenza delle autorità di Harvard incaricate della Eliot Collection e di questa busta sigillata, che qualcuno abbia avuto accesso alle lettere nella biblioteca di Princeton, con l’intenzione o meno di utilizzarle in un’opera scritta, o a una sola di quelle lettere o parti di lettera, desidero che questa busta sigillata venga aperta e che il suo contenuto sia reso pubblico.

 

25 novembre 1960

T.S. Eliot

È penoso per me scrivere le seguenti righe. Non rie­sco a concepire di scrivere la mia autobiografia. Mi sembra che quelli che possono farlo siano quelli che hanno condotto una vita esclusivamente pubblica ed esteriore, o quelli che possono nascondere con successo a sé stessi ciò che preferiscono non sapere di sé stessi – c’è forse una piccola quantità di persone che possono scrivere su sé stesse perché realmente irreprensibili e innocenti. Nella mia esperienza, c’è molto per cui non si riesce a trovare le parole nemmeno nel confessionale; molto che viene dalla debolezza, dall’irresolutezza e dalla timidezza, dal meschino egocentrismo piuttosto che dall’inclinazione verso il male o la crudeltà, dall’errore piuttosto che dalla cattiva natura. Sarò il più breve possibile.

 

Nel corso della mia corrispondenza con Emily Hale, tra il 1932 e il 1947, amavo pensare che le mie lettere sarebbero state conservate e rese pubbliche dopo la nostra morte, cinquant’anni dopo. Rimasi però spiacevolmente sorpreso quando mi informò che stava consegnando le lettere alla Princeton University noi viventi, precisamente nel 1956. Aveva fatto questo passo, è vero, prima di sapere che stavo per sposarmi. Tuttavia, mi sembrò che disporre delle lettere in quel modo e in quel momento facesse luce sul tipo di interesse che aveva, o era venuta ad avere, per quelle lettere. Gli Aspern Papers al contrario.

 

Mi innamorai di Emily Hale nel 1912, quando ero alla Harvard Graduate School. Prima di partire per la Germania e l’Inghilterra, nel 1914, le dissi che ero innamorato di lei. Non ho motivo di credere, dal modo in cui fu ricevuta questa dichiarazione, che i miei sentimenti fossero in qualsiasi modo ricambiati. Ci scambiammo alcune lettere, di tono puramente amichevole, mentre ero ad Oxford nel 1914-15.

 

Spiegare il mio improvviso matrimonio con Vivienne Haigh-Wood richiederebbe molte parole, e anche così la spiegazione rimarrebbe probabilmente incomprensibile. Ero ancora, come credetti un anno dopo, innamorato della signorina Hale. Ma non posso tuttavia fare nemmeno questa affermazione con fiducia: potrebbe essere stata semplicemente la mia reazione verso la mia infelicità con Vivienne e il desiderio di tornare a una situazione precedente. Ero molto immaturo per la mia età, molto timido, molto inesperto. E avevo un dubbio a rodermi, che non potevo nascondere del tutto a me stesso, riguardo alla scelta della mia professione, quella di insegnante universitario di filosofia. Avevo passato tre anni alla Harvard Graduate School, a spese di mio padre, preparandomi a prendere il mio dottorato in filosofia: dopo di che avrei dovuto trovare un posto da qualche parte in un college o in una università. Eppure il mio cuore non era in questi studi, né avevo fiducia nella mia capacità di distinguermi in questa professione. Dovevo ancora desiderare di scrivere poesie: in tre anni avevo scritto un solo frammento, che era brutto (è, purtroppo, conservato ad Harvard); quindi nel 1914 Conrad Aiken mostrò Prufrock a Ezra Pound. L’incontro con Pound cambiò la mia vita. Era entusiasta delle mie poesie e mi faceva lodi e incoraggiamenti in cui avevo smesso da tempo di sperare. Ero più felice in Inghilterra, anche in tempo di guerra, di quanto non fossi stato in America: Pound mi esortò a rimanere in Inghilterra e mi incoraggiò a scrivere altri versi. Penso che tutto ciò che volevo da Vivienne fosse un flirt o una relazione romantica: ero troppo timido e inesperto per ottenere una delle due cose con chiunque. Credo di essermi convinto di essere innamorato di lei semplicemente perché volevo bruciare le mie navi e impegnarmi a restare in Inghilterra. E lei si persuase (anche sotto l’influenza di Pound) che avrebbe salvato il poeta tenendolo in Inghilterra. A lei, il matrimonio non portò felicità: gli ultimi sette anni della sua vita li trascorse in una casa di cure mentali. A me, portò lo stato d’animo da cui nacque The Waste Land. E mi salvò dallo sposare Emily Hale.

 

Emily Hale avrebbe ucciso il poeta in me; Vivienne fu quasi la mia morte, ma tenne vivo il poeta. Col senno di poi, l’incubo dei miei diciassette anni con Vivienne mi sembra preferibile alla noiosa miseria del mediocre insegnante di filosofia che sarei stato in alternativa.

 

Per anni fui un uomo diviso (così come, in modo diverso, ero stato un uomo diviso negli anni 1911-1915). Nel 1932 fui nominato per un anno professore di poesia ad Harvard presso la cattedra Charles Eliot Norton; e anche la madre di Vivienne fu d’accordo sul fatto che era fuori questione che lei venisse in America con me. Vidi Emily Hale in California (dove insegnava in un college per ragazze) all’inizio del 1933, e la rividi da allora ogni estate, penso dal 1934 in poi, quando regolarmente raggiungeva sua zia e suo zio che prendevano casa ogni estate a Chipping Campden.

 

Alla morte di Vivienne nell’inverno del 1947, mi resi improvvisamente conto che non ero innamorato di Emily Hale. A poco a poco mi accorsi che ero stato innamorato solo di un ricordo, il ricordo dell’esperienza di averla amata nella mia giovinezza. Se avessi incontrato una donna di cui avrei potuto innamorarmi, negli anni in cui Vivienne e io stavamo insieme, questo fatto mi sarebbe senza dubbio risultato evidente. Dal 1947 in poi, ho capito sempre di più quanto poco Emily Hale e io avessimo in comune. Avevo già osservato che non era un’amante della poesia, certamente che non le interessava molto la mia poesia; mi aveva già preoccupato quella che mi sembrava prova di insensibilità e cattivo gusto. Forse è troppo duro, pensare che ciò che le piaceva fosse la mia reputazione piuttosto che il mio lavoro. Forse mi ha amato secondo la sua capacità di amare; eppure penso che le opinioni di suo zio (suo zio acquisito, un caro uomo anziano, ma di mentalità confusa) significassero per lei più delle mie. (Era affezionata a suo zio John ma non andava molto d’accordo con sua zia Edith). Non potei mai farle capire che era sconveniente per lei, unitariana, comunicarsi in una chiesa anglicana: il fatto che mi scioccasse il suo fare così non la impressionava. Non posso fare a meno di pensare che se mi avesse davvero amato avrebbe rispettato i miei sentimenti, se non la mia teologia. Adottava un atteggiamento simile nei confronti della visione cristiana e cattolica del divorzio.

Potrei dire a questo punto che non ho mai avuto rapporti sessuali con Emily Hale.

 

Finché Vivienne era viva, sono stato in grado di ingannarmi. Affrontare completamente la verità sui miei sentimenti verso Emily Hale, dopo la morte di Vivienne, fu uno shock dal quale mi ripresi lentamente. Ma mi sono reso conto che il mio amore per Emily era l’amore di un fantasma per un fantasma, e che le lettere che le scrivevo erano le lettere di un uomo allucinato, un uomo che tentava invano di fingere con sé stesso di essere la stessa persona che era nel 1914.

 

Sarebbe stato un errore ancora maggiore sposare Emily piuttosto che sposare Vivienne Haigh-Wood. Posso immaginare il tipo di uomo che entrambe avrebbero dovuto sposare – diverso l’uno dall’altro, ma anche molto diverso da me. È solo negli ultimi anni che ho saputo cosa significhi amare una donna che mi ama veramente, altruisticamente e con tutto il cuore. Trovo difficile credere che qualcosa di pari a Valerie ci sia mai stata o potrà esserci di nuovo; non posso credere che sia mai esistita una donna con la quale avrei potuto sentirmi così completamente unito come con Valerie. Il mondo con la mia amata moglie Valerie è stato un mondo come non lo avevo mai conosciuto prima. All’età di 68 anni il mondo si è trasformato per me, e io sono stato trasformato da Valerie.

 

Che tutti possiamo riposare in pace.

T.S. Eliot

 

Questa memoria è stata scritta il 25 novembre 1960, ma l’ultima pagina è stata leggermente modificata e riscritta il 30 settembre 1963.

 

Le lettere ricevute da Emily Hale sono state distrutte da un collega su mia richiesta.

T.S. Eliot