Fig. 1 - Crocifisso Sindonico di Mons. Giulio Ricci

Fig. 1 – Crocifisso Sindonico di Mons. Giulio Ricci

Dopo il grande successo ottenuto in Spagna, a Salamanca e Guadix, con oltre 120.000 visitatori, la mostra The Mystery Man1, ideata dall’artista Álvaro Blanco Cruz e realizzata dalla società italo-spagnola ArtiSplendore, arriva a Chioggia (Ve) per un desiderio del sindaco, Mauro Armelao e soprattutto di sua moglie, che aveva visto la presentazione della mostra spagnola su internet e ne era rimasta affascinata. La mostra resterà aperta fino al 7 gennaio 2024.

Con l’approvazione del Vescovo, Mons. Giampaolo Dianin, che l’ha definita «un’esperienza di scienza, di arte e di fede»2, la mostra è giunta nella città grazie all’interessamento del Dott. Andrea Tornielli, Direttore Editoriale dei Media Vaticani, ed è stata allestita nella chiesa di San Domenico con l’indispensabile collaborazione di un factotum straordinario, l’avvocato torinese Fabrizio Nucera Giampaolo, che ha curato molteplici aspetti organizzativi e ha fatto da interprete con Francisco Moya Ramos, Ceo di ArtiSplendore, e con tutto lo staff spagnolo impegnato nell’allestimento della mostra e nella preparazione dell’evento di apertura, lo scorso 31 luglio. Il percorso in sei sale è molto suggestivo e per goderlo appieno si può usufruire di una audioguida, disponibile in otto lingue, della durata di 55 minuti.

Rigorosità storica e scientifica

La prima sala introduce il visitatore nel dramma della Passione di Cristo. Trenta autentiche monete romane dell’epoca di Gesù richiamano quelle del tradimento di Giuda. Si può vedere anche la ricostruzione del flagello romano, della corona di spine, della croce. Sono esposte alcune punte di lance romane provenienti da scavi archeologici. È suggestiva la ricostruzione del sepolcro di Cristo, nel quale si intravede la sagoma del corpo deposto come un’ombra proiettata da una fiaccola e l’ombra di un uomo che lo avvolge nella Sindone. Gli studi storici, scientifici e forensi che hanno interessato il Sacro Lino accompagnano il visitatore nelle sale seguenti, senza trascurare alcun aspetto delle ricerche.

Grandi pannelli luminosi parlano di Geoffroy de Charny, il crociato che possedeva la Sindone a metà del 1300, di Secondo Pia, il primo a fotografare la Sindone nel 1898, di Pierre Barbet e i suoi primi studi forensi negli anni ’30 dello scorso secolo. Ampio spazio viene dato all’iconografia di Cristo, sottolineando la somiglianza con il volto sindonico soprattutto a partire dal VI secolo. Splendide le autentiche monete bizantine esposte.

Gli studi scientifici degli scienziati americani dello Sturp (Shroud of Turin Research Project) hanno ampio spazio. Sono magnifiche le elaborazioni tridimensionali e viene sottolineato che l’ingiallimento del tessuto nella zona dell’immagine è estremamente sottile, non ha tracce di pigmenti, è un’ossidazione inspiegabile che solo una fortissima luce può aver provocato, ma la presenza del cadavere è testimoniata dal sangue che macchia la stoffa in più punti.

Fig. 2b - Il Corpo dell'Uomo della Sindone - Statua di Lorenzo Ferri

Fig. 2a – Il Corpo dell’Uomo della Sindone – Statua di Lorenzo Ferri

In un monitor si vede il momento del taglio del campione di Sindone che fu

prelevato nel 1988 per la datazione radiocarbonica, il cui risultato medievale (1260-1390 d.C.)3 è stato definitivamente smentito nel 2019 – per mancanza di omogeneità dei dati elaborati – con una pubblicazione su Archaeometry4, rivista scientifica dell’Università di Oxford. La fallimentare datazione viene contrapposta alla miniatura di ispirazione sindonica del Codice Pray di Budapest, risalente al 1192-1195, data antecedente a quella fornita dal test radiocabonico. La Sindone dunque certamente già esisteva.

In un altro grande pannello luminoso si alterna il positivo e il negativo di una gigantografia della Sindone. I segni della flagellazione sono evidenziati in due ulteriori pannelli, dove si vedono le due immagini, frontale e dorsale, poste in verticale. Si vedono anche alcuni disegni preparatori per la realizzazione del corpo iperrealistico.

 

Nella sala successiva il visitatore viene posto davanti a un’elaborazione della Sindone che si muove e si trasforma, diventa fluida e colorata, quasi una riproduzione del momento della creazione. Blanco accompagna questa visione onirica con i suoi tormentati pensieri. Come è nata la Sindone? È un’opera d’arte, che però ha presupposto un’esecuzione capitale. Chi e come ha potuto crearla? O la Sindone è reale o ci troviamo davanti all’artista più struggente e sublime della nostra storia. Scrive ancora Blanco: «Immagina di intendere la Sindone e la Passione di Cristo come un’opera d’arte e Lui come artista. In questo suggestivo approccio è nato, almeno in me, un modo nuovo di intendere la storia e l’opera di Gesù».

Un’esperienza immersiva attende il visitatore nella penultima sala: sulle quattro pareti si vedono scorrere in dissolvenza 500 immagini di Gesù di tutte le epoche, in progressione dall’epoca di Cristo a oggi, mentre anche il pavimento cambia aspetto a seconda dei periodi storici. Ancora una volta, è evidente l’influenza dell’immagine sindonica nella rappresentazione artistica di Gesù.

Fig. 2a - Il Corpo dell'Uomo della Sindone - Statua di Lorenzo Ferri

Fig. 2b – Il Corpo dell’Uomo della Sindone – Statua di Lorenzo Ferri

Fig. 3 - Il Corpo dell'Uomo della Sindone - Statua di Luigi Mattei

Fig. 3 – Il Corpo dell’Uomo della Sindone – Statua di Luigi Mattei

Fig. 4 - Il Corpo dell'Uomo della Sindone - Statua di Sergio Rodella

Fig. 4 – Il Corpo dell’Uomo della Sindone – Statua di Sergio Rodella

Fig. 5 - Il Corpo dell'Uomo della Sindone - Statua di Juan Manuel Miñarro López

Fig. 5 – Il Corpo dell’Uomo della Sindone – Statua di Juan Manuel Miñarro López

 

Opere a grandezza naturale

Nell’ultima sala il percorso arriva al momento più coinvolgente ed emozionante: davanti a una foto a grandezza naturale della Sindone e allo stupendo Crocifisso ligneo, gioiello della chiesa di San Domenico, si trova la riproduzione iperrealistica del corpo nudo dell’Uomo della Sindone, realizzata in silicone e lattice da un gruppo di artisti di ArtiSplendore secondo le indicazioni di Blanco, basandosi su quindici anni di studi scientifici e forensi.

La sensazione è quella di vedere un reale cadavere di circa 1.78 m di altezza e 75 Kg di peso, con i capelli e la barba veri, intrisi di sangue e sudore; il corpo è martoriato dalla flagellazione, i polsi, i piedi e il costato sono trafitti. Il capo è chino in avanti e le ginocchia flesse per la rigidità cadaverica, che li ha fissati in questa posizione sulla croce.

Però due dettagli di questa ricostruzione si discostano da quanto si desume dalla Sindone. Il primo dettaglio riguarda il piede sinistro, che non è stato realizzato molto flesso in avanti come il destro. In realtà entrambi i piedi erano inchiodati, uno sull’altro, direttamente contro la croce, perché non c’era un poggiapiedi. Il suppedaneum non è documentato per il I secolo e probabilmente ha origine con le crocifissioni nei circhi5.

 

L’altro dettaglio riguarda le mani sollevate che non coprono i genitali. L’osservazione della Sindone, al contrario, fa dedurre che le mani erano accostate in basso e coprivano la zona pubica. Questa scelta di lasciare le parti intime visibili, oltre che non giustificata dalla Sindone, appare poco opportuna, tanto più che chi ha realizzato la ricostruzione si è preoccupato di rendere evidente la circoncisione. È da notare che la visione di un membro maschile circonciso era ritenuta “riprovevole e imbarazzante” persino per il costume e i canoni estetici greci6.

Vale la pena, a questo punto, ricordare anche qualche informazione che riguarda la nudità in ambito ebraico, perché molti pensano erroneamente che Gesù fosse completamente nudo sulla croce. La nudità totale in pubblico, anche per i condannati, non era ammessa dagli ebrei7 e i romani presumibilmente si attenevano a questa norma nei territori dove era in vigore.

È interessante anche ripercorrere la strada compiuta negli anni passati dai vari artisti che si sono cimentati con la ricostruzione tridimensionale a grandezza naturale del corpo dell’Uomo della Sindone. Pionieri di queste ricostruzioni, scientifiche ed artistiche al tempo stesso, sono stati Mons. Giulio Ricci e Lorenzo Ferri.

Fig. 6 - The Mystery Man - Ricostruzione iperrealistica dell'Uomo della Sindone. Foto di Valentina Galimberti Ballerin

Fig. 6 – The Mystery Man – Ricostruzione iperrealistica dell’Uomo della Sindone. Foto di Valentina Gallimberti Ballarin

All’inizio degli anni ’60 Mons. Giulio Ricci8, viterbese, archivista nella Congregazione concistoriale in Vaticano e fondatore del Centro Romano di Sindo

nologia, scolpì il suo Crocifisso Sindonico (Figura 1). Copie di questo crocifisso sono presenti in varie parti del mondo9

Negli anni ’70 lo scultore romagnolo Lorenzo Ferri10 realizzò due statue (Figura 2a/2b) ispirate alla Sindone11, ma già nel Primo Convegno di Studi sulla Sindone del 1950 aveva presentato i primi risultati dei suoi studi12.

L’artista bolognese Luigi Enzo Mattei13, che è stato docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 2000 ha esposto il suo Cristo Sindonico (Figura 3), realizzato con la consulenza dei professori Mario Cappi, Francesco Cavazzuti, Lamberto Coppini, Fiorenzo Facchini, Giulio Fanti, Emanuela Marinelli, Sebastiano Rodante14.

 

Nel 2018 il Maestro Sergio Rodella15, artista padovano, ha presentato la sua ricostruzione dell’Uomo della Sindone (Fig. 4), realizzata con la consulenza dei professori Matteo Bevilacqua, Gianmaria Concheri, Stefano Concheri, Giulio Fanti16.

Certamente l’artista a cui si sono ispirati direttamente Blanco e i suoi collaboratori è Juan Manuel Miñarro López17, professore di Scultura alla Escuela de Bellas Artes di Siviglia, che ha scolpito varie statue dell’Uomo della Sindone. Lo stesso Blanco lo dichiara: “Juan Manuel Miñarro e il medico legale Alfonso Hermosilla hanno fatto un grande studio della Sindone e del Sudario, abbiamo preso moltissime informazioni dal loro lavoro”18.

Fig. 7 - The Mystery Man - Il volto tumefatto. Foto di Valentina Galimberti Ballerin

Fig. 7 – The Mystery Man – Il volto tumefatto. Foto di Valentina Gallimberti Ballarin

Nel 2011 Miñarro ha presentato il suo Cristo Yacente (Fig. 5), realizzato con la consulenza dei dottori Antonio Petit Gancedo e Alfonso Sánchez Hermosilla. La statua, scolpita in legno di cedro19, diventa il fulcro di attrazione di una mostra itinerante20 che a partire dal 2012 attraversa tutta la Spagna21. Blanco è entusiasta della statua di Miñarro e la presenta nelle mostre22. Ma ad un tratto una statua non gli basta più. Vuole una ricostruzione più veritiera, anche se “l’analisi forense non è l’obiettivo dell’opera iperrealista”, precisa Blanco nella mostra. E così nel 2022 viene presentato il corpo iperrealistico dell’Uomo della Sindone (Fig. 6). Particolarmente toccante è il volto, tumefatto soprattutto sul lato destro (Fig. 7). «Per la prima volta abbiamo messo la pelle a qualcuno che era stato ritratto nel marmo, nella pittura…»,23 afferma Álvaro Blanco, orgoglioso.

 

L’intento è quello di impressionare il visitatore, di scuotere la sua coscienza con la visione di una ricostruzione che appare come un vero cadavere martoriato, per rendere ancor più reale la sofferenza patita da Gesù. Prima di entrare nella sala finale, dove è esposto il corpo ricostruito, si legge questo pensiero di Blanco: «Questo pezzo di carne massacrata, questo riflesso della nostra carne, ha più di noi, di ciò che siamo, di ciò che nascondiamo, di ciò che accade ogni giorno nel nostro mondo, che non la nostra finta realtà. Nascondere questa immagine significherebbe nascondere la verità su ciò che siamo».

E così finisce la mostra, dalla quale si esce senza dubbio turbati e commossi. Ma la Sindone, testimone muto di tanto dolore, non si ferma qui. Quel cadavere non rimase nel lenzuolo. L’immagine misteriosa che ha lasciato parla di Resurrezione. Andrea Tornielli ha osservato che «in quel corpo martoriato, in quel carico di sofferenza, si rispecchiano le storie di tanti perseguitati del nostro tempo. Ma la misteriosa immagine della Sindone offre anche una luce di speranza, perché è icona del Sabato Santo e preludio di una vita nuova»24.

Quel lino vuoto, afflosciato sulla pietra sepolcrale, è un segno tangibile che illumina l’umanità sofferente con un raggio di luce divina.

Emanuela Marinelli

1 The Mystery Man, https://themysteryman.com/

2 Elisabetta Boscolo Anzoletti, “The Mystery Man”, a Chioggia il mistero dell’uomo della Sacra Sindone, «La Nuova di Venezia e Mestre», 1 agosto 2023, https://nuovavenezia.gelocal.it/regione/2023/08/01/news/the_mistery_man_mostra_chioggia_sacra_sindone-12975993/

3 Paul E. Damon et al., Radiocarbon dating of the Shroud of Turin, «Nature», vol. 337, No. 6208, 16 febbraio 1989, pp. 611-615, https://www.nature.com/articles/337611a0

4 Tristan Casabianca – Emanuela Marinelli – Giuseppe Pernagallo – Benedetto Torrisi, Radiocarbon Dating of the Turin Shroud: New Evidence from Raw Data, «Archaeometry», 22 marzo 2019, https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/arcm.12467

5 Gino Zaninotto, La crocifissione a quattro chiodi e l’Uomo della Sindone, in Sebastiano Rodante (a cura di), La Sindone, indagini scientifiche, Atti del IV Congresso Nazionale di Studi sulla Sindone, Siracusa, 17-18 ottobre 1987,  Ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1988, pp. 240-269.

6 Stefano Allovio – Marco Bussagli, Nudità, in Universo del corpo, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2000, https://www.treccani.it/enciclopedia/nudita_%28Universo-del-Corpo%29/

7 Mishnah Sanhedrin VI, 3: «Quando il condannato si trova a quattro cubiti di distanza dal luogo della lapidazione, lo si spoglia. Si coprono i genitali di un uomo nella parte anteriore e una donna è coperta sia davanti che dietro; questa è l’affermazione di Rabbi Yehuda. Ma i rabbini dicono: “Un uomo è lapidato nudo, cioè, indossando solo quella copertura di stoffa, ma una donna non è lapidata nuda, ma è lapidata mentre è vestita”». https://www.sefaria.org/Mishnah_Sanhedrin.6.3

8 Luciano Osbat, Dizionario Storico Biografico della Tuscia – Ricci Giulio, https://www.gentedituscia.it/ricci-giulio/

9 Cristina Vonzun, Il crocifisso di Giulio Ricci specchio della Sindone, «Catt.ch», 6 aprile 2022, https://www.catt.ch/newsi/il-crocifisso-di-giulio-ricci-specchio-della-sindone/

10 Lorenzo Ferri, https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Ferri

11 Museo Civico città di Cave, 46 anni di studio della Sindone, https://www.museolorenzoferricave.eu/46-anni-di-studio-della-sindone/

12 Pietro Scotti (a cura di), La Santa Sindone nelle ricerche moderne, LICE, Torino 1950, p. 213 e fig. 74.

13 Luigi Enzo Mattei, https://www.luigienzomattei.it/curriculum.html

14 Corpo dell’Uomo della Sindone in San Petronio, https://www.basilicadisanpetronio.org/iniziative-ed-eventi/corpo-delluomo-della-sindone-in-san-petronio/

15 Sergio Rodella, https://www.sergiorodella.com/sito2020/

16 Federica Cappellato, Scultura Padova, «Il Gazzettino», 21 marzo 2018, https://www.ilgazzettino.it/pay/primopiano_pay/scultura_padova_chi_sia_sara_la_fede_a_dirlo_la_scienza_ha_consentito_a-3620225.html

17 Juan Manuel Miñarro López, https://es.wikipedia.org/wiki/Juan_Manuel_Mi%C3%B1arro_L%C3%B3pez

18 Sonsoles Hernández, Álvaro Blanco: “¡Paremos ya de investigar la Sábana Santa! Obsérvala y dime qué sientes”, «Vida Nueva Digital», 14 ottobre 2022, https://www.vidanuevadigital.com/2022/10/14/alvaro-blanco-paremos-ya-de-investigar-la-sabana-santa-observala-y-dime-que-sientes/

19 Juan Manuel Miñarro López, Explicación médico-forense del hombre de la Síndone, «La Hornacina», 20 dicembre 2012, https://www.lahornacina.com/articulosminarro.htm

20 Juan Parejo, Miñarro recrea el cuerpo de la Síndone, «Diario de Sevilla», 6 marzo 2013, https://www.diariodesevilla.es/cofradias-sevilla/Minarro-recrea-cuerpo-Sindone_0_676732413.html

21 La Sábana Santa, el profesor Miñarro y Arte Sacro, Arte Sacro, 14 maggio 2013, http://www.artesacro.org/noticia.asp?idreg=85578

22 Rubicela Muñiz, La Sábana Santa, Historia de Fe y Cultura, «El Observador»,  30 agosto 2019, https://elobservadorenlinea.com/2019/08/la-sabana-santa-historia-de-fe-y-cultura/

23 José Beltrán, Un «crossfitero» bajo la Sábana Santa, «La Razón», 16 ottobre 2022, https://www.larazon.es/sociedad/20221016/sdvb5kwzwvefpdybins6jsvgbe.html

24 Alessandro De Carolis, L’impronta del velo, «L’Osservatore Romano», 1 agosto 2023, pag. 6.