«Non si può scrivere di Ezra Pound». Così – magnificamente – Cesare Cavalleri chiudeva il racconto sul suo incontro “mancato” con il poeta più amato (insieme a Saint John Perse) nella città più amata, la Venezia che custodì gli ultimi anni dell’autore dei Cantos così come il suo corpo. Questo racconto, sotto il titolo Il tempo edace, fu pubblicato nel volume Ezra Pound 1972/1992 a cura di Luca Gallesi (Greco & Greco, Milano 1972) a vent’anni dalla morte del poeta statunitense. È una fiammata che restituisce il genio giornalistico di Cavalleri.

Ci sono le pennellate che ritraggono Pound dalle mani «bianchissime» e dai capelli «ventati». L’amore per i dettagli, con la descrizione puntuale di un concerto notturno. C’è il gusto cavalleriano di pungere controcorrente (Pound parlava fittamente, nonostante il suo dichiarato tempus tacendi), c’è la sapienza dello scrittore che cercava di racchiudere la vita in una pagina (la storia di un ragazzo con in tasca il Canto 98 e la sua timidezza di fronte al poeta, – non riuscì a proferire parola di fronte a lui – la tormentata storia tipografica di un’immagine per quel Canto, la storia di un estremo pellegrinaggio a San Michele, l’isola dei morti della Laguna). Ripubblichiamo questo racconto in omaggio a Pound e a Cavalleri, corredandolo di qualche preziosa testimonianza iconografica. Nell’archivio Ares abbiamo trovato infatti un faldone verde con la dicitura “Pound”. È una miniera di cui daremo conto in futuro, con un’ampia rassegna di articoli su Pound raccolta da Cavalleri, così come carteggi con autori “poundiani”. In una busta di plastica, la “preistoria” di questo racconto. C’è il cartoncino con il programma del concerto Rai «in onore dei partecipanti alla Tavola Rotonda “Parola ed immagine in televisione”». Ci sono gli appunti scritti su carta intestata dell’Hotel Europa & Britannia (il telefono di allora era 22044, il telex “Europa n. 41123”). C’è anche un errore (autocorretto con biro rossa) dello stesso Cavalleri che aveva scambiato Olga Rudge, compagna di Pound, con la figlia Mary de Rachewiltz. C’è la copia n. 83 del Canto 98 di Ezra Pound pubblicata l’8 novembre 1958 in 1000 copie da Vanni Scheiwiller (e le traduzioni a matita di Cavalleri dai versi greci).
Negli ultimi anni, Cavalleri pensava di aver perso quel prezioso volume di 30 pagine da lui annotate in giovinezza. Ma come scriveva Giampiero Neri: «la memoria fa un cammino a ritroso / dove una materia incerta / torna con molti frammenti».
Sì, si può scrivere di Ezra Pound.

Il tempo edace

Venezia, Sala del Conservatorio Benedetto Marcello. Concerto vocale diretto da Nino Antonellini. Campo S. Stefano, 2810, ore 21. Prima parte: Carlo Gesualdo da Venosa, tre Responsori «in secundo nocturno» per il Venerdì Santo: Tamquam ad latronem existis; Tenebrae factus sunt; Animam meam dilectam tradidi. (29 marzo 1971).

A metà della piccola sala è lui. Assorto, rannicchiato, vivo. È bianchissimo (bianchissime le mani), i capelli ventati, come nelle fotografie. È lui, gli siede accanto Olga Rudge. Pochissimi gli si avvicinano. Se qualcuno lo saluta, si alza quasi d’un balzo e resta in piedi per un po’. Ha un cappotto cammello (un po’ troppo largo), un bastone.

Una signora racconta a Olga i funerali del «conte»: è stato tutto molto carino, c’era l’arcivescovo, così cardinale. Olga si rammarica di non esserci potuta an­dare e poi (indignata): una lettera spedita a Rapallo e respinta perché «Sconosciuto – al mittente». «E dire che siamo lì da tanti anni, e poi è un nome». A Venezia da un po’, a Rapallo forse a fine aprile.

La musica. Ascolta assorto, rannicchiato, con im­percettibili movimenti del capo. Si tasta continuamente le punte delle dita, le vene delle mani. Goffredo Petrassi, Mottetti per la passione: Tristis est anima mea; Improperium; Tenebrae factae sunt; Christus factus est. Ascolta assorto, rannicchiato (di alta statura), si massaggia continuamente le nocche, le mani.

[Nel 1958 il ragazzo (22 anni) con il Canto 98, stampato da Scheiwiller: «Il disegno a lato del frontespizio è della giovane pittrice americana Sheri Martinelli, che dopo sei anni d’abbozzi, sempre scontenta dei risultati, produce il primo disegno che l’accontenti, illustrando un verso dei Cantosthe sea’s claw”, “the stone eyes look seaword”, “my undine”». Il disegno è insufficiente, a questa Martinelli non basterebbero altri sei anni d’abbozzi.][Canto 98: «Agada, Ganna, Faasa»; «Neri scialli per Demetra»; ideogrammi, frammenti greci; «Pazien­za, ich bin am Zuge»; ma: «Non perdere la vita per iracondia».] [Da lì nacque venerazione].

Seconda parte. Claudio Monteverdi. Dal VI libro dei madrigali, Lagrime d’amante al sepolcro dell’amata: Incenerite spoglie; Ditelo, o fiumi; Darà la notte; O chiome d’or; Dunque amate reliquie: Lamento d’Arianna: Lasciatemi morire!; O Teseo, Teseo mio; Dove, dov’è la fede; Ahi, ch’ei non pur risponde!

Il concerto è finito, Olga Rudge applaude. Gli rassetta il cappotto, fanno per uscire. Si risiedono per il bis. Poi, a velocità sorprendente, giù per le scale, per la strada. Ha indossato un colbacco di pelo.

Sul ponte dell’Accademia Olga delicatamente indugia ai ripiani, ma lui riposa appena. Il suo leggendario silenzio: tutto falso. Con Olga parla fittamente, a voce bassissima, in inglese. Il suo silenzio è per gli altri. Con Olga parla fittamente, e cammina svelto, a bassissima voce, e riposa appena. Il suo leggendario silenzio: con Olga parla fittamente, a voce bassissima in inglese.

Avanti, fino alle Fondamenta Cabalà. Il ragazzo si avvicina per salutare il Maestro che gli consegna una mano gelata, guardandolo dritto in viso (i suoi occhi, improvvisi, due laghi d’azzurro), dopo essersi sveltamente passato il bastone nella sinistra. Mugola appena.

Olga Rudge, orgogliosamente grata, saluta sorridendo spiccia e tira avanti, giustamente in credito verso tutti.

[23 settembre 1973. Cimitero di Venezia, Isola san Michele (ed un giorno piovoso, la laguna di nafta come Stige, e il vaporetto geme, tra vita e morte è cancellato il confine). La tomba di Pound nel settore ecumenico. (Non è il giorno giusto, acqua da sopra e da sotto.) La lapide è quasi cancellata sul terreno con la semplice iscrizione del nome, senza data. Alta erba tutto intorno. Non è il giorno adatto. E piove. «Per favore, si chiude». (Il ragazzo vuol recitare qualche preghiera).]

Soprani: M. Lara Carboni, Elena Catalano, Virginia De Notarisfani, Ornella Jachetti, Nassrin Mohite Iovino, Vera Poloni, M. Cecilia Rossetti.

Mezzosoprani e Contralti: Ebe Mirka Bonomi, Maura Chiretti, Gianna Melas, Ivana Poggiani, Clementina Zarrillo.

Tenori: Antonio Amorosi, Ezio Boschi, Angelo Giachini, Nerio Mazzini, Augusto Salvucci, Armenio Santi, Vincenzo Taddeo.

Baritoni e Bassi: Giuseppe Marchetti, Antonio Picciau, Claudio Piccini, Franco Ruta, Guido Zorzetto.

Non si può scrivere di Ezra Pound.

Cesare Cavalleri