Dune: Parte due, di Denis Villeneuve; con Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Austin Butler, Florence Pugh, Javier Bardem; Usa, Canada; 2024; 165’.

In un futuro distopico, nel regno desertico di Arrakis, dove le dune nascondono segreti ancestrali, si snoda il secondo capitolo della saga Dune (1965) di Frank Herbert (1920 – 1986).

Dune parte 1 era servito a spiegare le origini, la complessa organizzazione e il funzionamento del pianeta Arrakis, con una narrazione lenta, soprattutto se si pensa ai ritmi del genere. L’imperatore Shaddam Corrino IV toglie il controllo del pianeta alla spietata famiglia Harkonnen e conferisce il legittimo potere a Casa Atreides, generando però negli animi dei precedenti sovrani un desiderio di vendetta. In parallelo, il pubblico conosce il popolo Fremen, abitanti del deserto Dune.

Il primo film si era concluso con la distruzione di Casa Atreides a opera degli Harkonnen e, a distanza di tre anni, il sequel si apre con la principessa Irulan (Florence Pugh), figlia di Shaddam IV e voce dell’impero, che riflette sulle macchinazioni di potere che hanno portato scompiglio sul pianeta. Ci si ritrova immersi totalmente nel mondo Dune e le vicende prendono spazio con un ritmo più incalzante.

I due film sono la trasposizione del primo dei cinque libri della saga di Frank Herbert, scrittore statunitense di fantascienza, che nel 1965 con il ciclo Dune vinse il Premio Nebula, uno dei massimi riconoscimenti della letteratura fantascientifica.

Ritmo stavolta molto alto

Nella pellicola la tensione è palpabile, sin dai primi minuti. Mentre gli Harkonnen tornano a dominare Arrakis e il Barone Vladimir Harkonnen conferisce il controllo del pianeta al nipote Rabban, nel deserto, la carovana Fremen è vittima di un’imboscata. Sotto la guida di Stilgar, i Fremen resistono e trovano rifugio al Sietch Tabr, divisi tra speranza e sospetto verso Paul Atreides (Timothée Chalamet) e sua madre Jessica (Rebecca Ferguson).

La trama si dipana attraverso rituali antichi, segreti rivelati e profezie attese. Jessica, costretta a diventare la nuova Reverenda Madre, affronta l’Acqua della Vita e il suo destino s’intreccia con quello della figlia non ancora nata. Paul, seguendo gli insegnamenti di Stilgar, si integra nei Fremen. La sfera romantica e quella politica si fondono, con Chani (Zendaya) e Paul che iniziano una relazione, mentre quest’ultimo si impegna a guidare la rivolta sotto il nome di Muad’Dib (“topo del deserto”).  Il destino di Arrakis è in bilico mentre Paul, ora leader dei Fremen, si prepara a sfidare l’Imperatore e gli Harkonnen.

Villeneuve impeccabile

Distribuito dalla Warner Bros, Dune parte 2 è stato girato a Treviso, Budapest, Abu Dhabi e nel deserto della Giordania. Particolarmente interessanti a livello fotografico le scene d’amore tra Paul e Chadi, che dovevano essere girate nel deserto solo in una specifica ora, la golden hour, lasciando alla troupe una sola ora “buona” al giorno per portare a termine il girato.

Del resto, vista la brillante carriera di Villeneuve, questa minuziosa ricerca della luce perfetta non stupisce affatto. Nato nel 1967 a Bécancour (Québec, Canada), è considerato uno dei migliori registi della sua generazione e pluripremiato fin dall’esordio in vari festival internazionali e canadesi. Tra alcuni suoi capolavori cinematografici ci sono: La donna che canta (2010), Prisoners (2013), Arrival (2016), per il quale è anche stato candidato al Premio Oscar come miglior regista, e Blade Runner 2049 (2017). Non ha deluso nemmeno con Dune parte 1 (2021), grazie al quale ha conquistato ben sei statuette dorate e il consenso unanime del grande pubblico.

La cura della fotografia

Il complesso mondo di Arrakis viene raffigurato da Villeneuve in modo impeccabile grazie alla fotografia di Fraser, come era accaduto primo capitolo della saga. Il pubblico rimane continuamente immerso in due mondi contrastanti. Da un lato, il regno degli Harkonnen, portato sul grande schermo in bianco e nero: è lo spazio degli usurpatori e dello scompiglio, della morte e della distruzione; qui dominano il cinismo totale, la paura, la violenza e l’inganno subdolo. Dall’altro, il mondo Fremen riflette i colori della sabbia del deserto, illuminato da toni caldi e arancioni, che avvolgono le scene. Paul si muove agilmente tra i due mondi, abbracciando e accettando il suo destino di “eletto” per tentare di ristabilire un equilibro tra il caldo mondo di Dune e il freddo bianco-e-nero degli Harkonnen.

«Questo film è la risposta a una vecchia chiamata, con radici più profonde di quanto immaginassi. Riguardava il destino, la fede e l’istinto, l’alienazione coloniale e il libero arbitrio», aveva commentato il regista in un’intervista nel 2021.

Un successo annunciato

Le aspettative del pubblico verso il secondo capitolo della saga erano altissime, rientrava sicuramente tra i film più attesi del 2023. Ma la data di uscita è stata forzatamente posticipata da novembre 2023 a marzo 2024 a causa dello sciopero indetto dai sindacati di scrittori e attori (WGA e SAG-AFTRA). Lo sciopero impediva alle industrie cinematografiche di sfruttare l’immagine e la fama degli attori per sponsorizzare le uscite dei film. Tuttavia, il ritardo forzato non ha intaccato i numeri al box office: a oggi (aprile 2024) Dune parte 2 segna un incasso in Italia di € 10,352,400 e a livello mondiale di $ 665,490,948.

La storia di Dune parte 2 sarà anche fantascienza, ma non manca di spunti che si lasciano incorniciare nella realtà di oggi e che costituiscono i punti di partenza di molti dibattiti attuali. Tra le molte idee che emergono, una in particolare fa da specchio ai dilemmi odierni: una guerra religiosa. Da un lato il popolo ricerca la speranza nelle profezie (nel caso di Dune 2, “artificiali”), e dall’altro gli scettici guardano alla rivoluzione con sospetto e rabbia. Una dinamica assimilabile a ciò che accade nella nostra società, dove le divergenze di credo e di interpretazione della realtà spesso portano a conflitti e divisioni profonde.