M.S. – Natalia Sanmartin Fenollera (Galizia, 1970, foto) è una delle più vivaci e promettenti scrittrici spagnole. Il suo primo romanzo, Il risveglio della signorina Prim (Mondadori 2014), è diventato un caso internazionale: racconta le avventure di Prudencia Prim, una donna giovane e brillante, ma stanca dello stress della nostra società. Troverà un nuovo orizzonte di senso (e forse anche l’amore…) nel magico mondo di Sant’Ireneo de Arnois, un quieto paesino che ha dichiarato guerra alla frenesia della modernità. Presentiamo l’intervista di Alessandro Rivali alla scrittrice.
● Quali sono le letture che ti hanno formato? Le favole classiche, le leggende e le saghe medievali. E poi la letteratura inglese del XIX secolo, ma anche quella russa dello stesso periodo, Dostoevskij Tolstoj, Gogol e Puskin. Dostoevskij ha per me una profondità speciale: è incomparabile la sua capacità di entrare nel cuore dell’uomo. Dopo il ritorno alla fede, mi sono interessata ai testi della Patristica e alle opere dei «convertiti» inglese dell’Ottocento e dei primi del Novecento, come per esempio il card. John Henry Newman.
● Perché l’interesse per la Patristica? Ho avuto una formazione religiosa fin da bambina però decisamente insufficiente. Il «gancio» con cui Dio mi ha riportato alla fede è stata la passione intellettuale per la ricerca della verità. Fu un nuovo inizio. Tornai a leggere il Vangelo per intero, i testi degli storici cristiani ed ebrei e così arrivai a studiare i Padri. Era una risposta alla mia richiesta di chiarezza. I testi patristici sono allo stesso tempo semplici e profondi, mi hanno aiutato, per esempio, molto più di certa spiritualità barocca, che mi risulta più difficile da avvicinare. Dopo la conversione, ho cercato di approfondire anche la teologia contemporanea, ma non sempre mi sono trovata a mio agio. Ero agli inizi del mio nuovo percorso e trovavo elementi che stridevano con la fede. Sentivo a prima vista che c’era qualcosa che non andava, ripeto, ero all’inizio della mia nuova formazione, solo più tardi ho scoperto che si trattava di autori eterodossi.
● I Padri prediletti? Sant’Agostino e Origene (anche se so che in lui c’è una parte non ortodossa…).
● Puoi aggiungere qualche particolare sul tuo ritorno alla fede? Avevo 35 anni e certamente non ero più una bambina. È stato un processo graduale, quasi essere portata per mano. Ci sono persone affascinate dalla ricerca intellettuale della verità e dalla bellezza. Io sono una di queste. Sono sempre stata molto sensibile alla bellezza della natura, mi chiedevo: «Qual è l’artista che si nasconde dietro a tutto questo?». Non potevo credere che fosse tutto generato dal caso… Nel suo poema The Hound of Heaven Francis Thompson (1859-1907) immagina che lo Spirito Santo sia come un cane da caccia che ti insegue senza fermarsi mai… Dio non ti forza, ma nemmeno ti lascia mai, era un’idea molto cara anche a C.S. Lewis. Naturalmente quando ci si converte, si paga un prezzo in prima persona. Ti separi dalla vita precedente, dagli amici con cui ti sentivi fortemente legata. Si crea una sorta di abisso, alcune volte perché le persone non ti comprendono. Però con la conversione si passa dal vedere la vita come qualcosa che semplicemente accade a intuirla come un progetto di Dio. Si comprende allora che la vita ha una bellezza speciale, un qualcosa di epico di cui prima non intuivi la portata. Anche se tocco con mano tutti i giorni che la vita cristiana non è facile da incarnare. È una sfida molto alta e se non ci fosse la Grazia sarebbe impossibile. È fuorviante pensare al fatto che la vita cristiana sia facilissima e sempre all’insegna dell’allegria. In verità, la vita cristiana è segnata dalla croce, anche se c’è una bellezza pure nella croce. Pur avendo una sensibilità spiccata, non sono di quelle persone che leggono san Giovanni della Croce o santa Teresa d’Avila e si accendono misticamente. La preghiera personale mi costa…
● Cos’è secondo te la scrittura creativa? Mi piace ricordare quello che affermava Tolkien: Dio è Creatore e noi siamo «subcreatori», siamo un riflesso di Dio, anche se deformato e oscurato dalla caduta. La necessità umana di raccontare storie è molto presente nella tradizione cristiana. Anche noi, in qualche modo, possiamo essere creatori, la scrittura per me è «subcreazione». Si tratta di fare in piccolo e in modo imperfetto quello che Dio fa in grande e in modo perfetto.
● Quali letture consigli ai bambini? Le poesie, le favole, le saghe nordiche precristiane, come i Nibelunghi, le avventure dei cavalieri medievali. Sono opere fondamentali. E poi i classici, come l’Isola del tesoro. Non riesco a capire i genitori che comprano ai ragazzi storie di pirati e si dimenticano di mettere al primo posto Stevenson. È meravigliosa tutta la letteratura dell’infanzia dell’età vittoriana. Amo molto anche Il vento nei salici di Grahame Kenneth, Peter Pan e Alice nel paese delle meraviglie.
● Il tuo rapporto con la musica? Mi piace molto sia la musica contemporanea sia quella classica, amo Monteverdi, Bach, Mozart, Beethoven. Apprezzo molto Erik Satie.
● Come compagini il tuo impegno professionale che è molto assorbente (la Fenollera è una giornalista economica molto apprezzata) con l’attività di scrittrice? Molto male… ho impiegato due anni a scrivere Il risveglio della signorina Prim sfruttando le vacanze e i fine settimana. Non finisco mai di lavorare prima delle 21… La gestione del mio tempo di scrittrice è un’equazione che non ha ancora trovato soluzione. Però credo nel valore delle piccole battaglie, fare cioè le cose curando i dettagli e con calma. Cerco di essere ordinata e di proteggermi quando scrivo, cercando di tener lontano il telefono o altre distrazioni simili. Cerco di sfruttare al massimo la mia casa di campagna in Galizia, vicino a La Coruña, dove ho scritto una parte della Signorina Prim. Su una suggestione tolkeniana l’abbiamo ribattezzata Rivendell.
● Le tue regole per scrivere? Scrivo pochissimo. E ritorno continuamente sulla pagina che ho scritto, la leggo e la rileggo, anche a voce alta, e non vado avanti finché non sono completamente soddisfatta. Da Hemingway ho appreso un trucco per evitare il panico della pagina bianca. Quando penso di avere un’idea o una scena forte, non la sviluppo tutta nello stesso giorno. Tengo qualcosa per l’indomani. Il giorno dopo torno ad «accendermi» riprendendo quanto ho lasciato indietro. Ho uno stile molto semplice, ma voglio che ogni parola sia posizionata al posto giusto.
● Qual è il regalo più bello che ti ha portato il successo? Il contatto con i lettori, dai più giovani ai religiosi di tanti monasteri.
● Hobby? Passare il tempo con la gente che amo, come la mia famiglia. Leggere, guardare la natura, curare il giardino. Mi piace moltissimo viaggiare e in particolare sul mare. Però sempre con un libro in mano…
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