
Il testamento del capitano Grandi
Vita breve di una «leggenda» degli Alpini
Nuova edizione ampliata
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La scena del capitano Giuseppe Grandi, ferito a morte nella battaglia precedente a Nikolaewka, attorniato dai suoi alpini che gli cantano “Il testamento del capitano” ha emozionato generazioni di uomini. E ha fatto di Grandi (Medaglia d’Oro al Valor Militare) una “leggenda” degli Alpini. Tutti i principali memorialisti della tragica ritirata ne parlano: Giulio Bedeschi, Mario Rigoni Stern e, soprattutto, Nuto Revelli e il beato Carlo Gnocchi. Sul piano letterario, sono indimenticabili le pagine in cui Eugenio Corti ne Il cavallo rosso racconta i suoi ultimi istanti. Per la prima volta questo libro ne racconta la troppo breve vita e indaga i motivi per i quali tanto era amato dai suoi uomini. Revelli di lui diceva che era «il miglior comandante di uomini che abbia mai conosciuto». Questa seconda edizione è arricchita di un nuovo capitolo, basato su un carteggio inedito, fortunosamente ritrovato, che permette di addentrarsi almeno in parte nel suo intimo.
Prima che una storia di guerra, queste pagine vogliono essere la storia di un uomo che, gettato nella fornace della guerra, ha saputo conservare la propria umanità.
Dalla Torre Marco
Marco Dalla Torre (Milano, 1966), laureato in Lettere, ha pubblicato saggi sui poeti Clemente Rèbora, Antonia Pozzi e Tullio Gadenz e scritti di storia dell’alpinismo, ed è curatore di una decina di volumi. Per le Edizioni Ares ha pubblicato anche Fronte russo 1941-1943 e Il testamento del capitano Grandi. Ha svolto il servizio militare nel 3° Reggimento Alpini, durante il quale ha partecipato all’operazione di peacekeeping Onumoz, in Mozambico. È socio della Sezione di Milano dell’Associazione Nazionale Alpini e Vicepresidente del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna – Accademia di arte e cultura alpina).
The scene of Captain Giuseppe Grandi, mortally wounded in the battle before Nikolaewka, surrounded by his Alpine soldiers singing “Il testamento del capitano” to him has moved generations of men. And it made Grandi (Gold Medal for Military Valour) an Alpine ‘legend’. All the main memoirists of the tragic retreat speak of it: Giulio Bedeschi, Mario Rigoni Stern and, above all, Nuto Revelli and the blessed Carlo Gnocchi. On a literary level, the pages in which Eugenio Corti in Il cavallo rosso recounts his last moments are unforgettable. For the first time, this book recounts his all too short life and investigates the reasons why he was so loved by his men. Revelli said of him that he was ‘the best commander of men I have ever known’. This second edition is enriched with a new chapter, based on an unpublished correspondence, fortunately rediscovered, which allows us to delve at least partially into his inner self.
Before being a history of war, these pages are meant to be the story of a man who, thrown into the furnace of war, knew how to preserve his humanity.