«La nostra lingua è seminata di trabocchetti per gli stranieri che la studiano, figuriamoci per gli italiani, che non la studiano mai». Forse aveva ragione il divulgatore linguistico Cesare Marchi quando parlava della lingua italiana. La sua sonora musicalità e la ricchezza di vocaboli la rendono, a detta di molti, la lingua più bella del mondo. Ad attestarlo sono in tanti, tra cui Thomas Mann, che lo fa dire chiaramente al suo Felix Krull, ma anche Rousseau, che parla di un italiano «dolce, sonoro e armonioso» e parimenti si esprime John Dryden.
Certo, una lingua bellissima, la più libera di tutte le lingue moderne, come sosteneva Giacomo Leopardi, ma che nasconde insidie, fenomeni singolari e sfumature che traggono in inganno non solo gli stranieri, ma spesso anche gli stessi italiani. E allora è facile commettere errori, ma è qui che lo storico della lingua italiana Luca Serianni (1947-2022) interviene a ricordarci che l’errore non va stimmatizzato, «non è mai un reato, ma un segnale che qualcosa nella competenza linguistica si è indebolito». E questo indebolimento si può contrastare con l’istruzione. Come ci ricorda Edmondo De Amicis (1846-1908) nella sua guida alla lingua italiana L’idioma gentile (Baldini Castoldi Dalai Editore, 2006): «Ma che vale amar la propria lingua se non si studia?».

Proprio facendo riferimento all’autore di Cuore, contro incertezze, perplessità e ostacoli grammaticali, ecco che Edizioni Nuovo Mondo viene in aiuto degli italiani con I dilemmi della grammatica italiana. Soluzioni immediate a perplessità ricorrenti (2025, pp. 186, €20) di Ludovica Zamponi, insegnante e ricercatrice in Paleografia e Archivistica. Un prontuario agile, di facile consultazione per chi, per motivi di studio, lavoro o semplicemente per una reale e viva curiosità verso la nostra lingua, intende svelare i dilemmi dell’italiano e risolvere finalmente quegli annosi dubbi che spesso ci accompagnano dai primi anni di scuola (pensiamo alle classiche domande: si scrive ciliege o ciliegie? Si dice valige o valigie? Si pronuncia utènsile o utensìle?).
Basandosi sulle più autorevoli istituzioni – per citarne due l’Accademia della Crusca con Giusto, sbagliato, dipende. Le risposte ai tuoi dubbi sulla lingua italiana (Mondadori, 2022) e Treccani con La grammatica italiana (Istituto della Enciclopedia italiana, 2012) – e sui più grandi studiosi della nostra lingua come Tullio de Mauro (1932-2017) e Luca Serianni, Ludovica Zamponi offre al lettore un efficace aiuto contro le perplessità linguistiche più ricorrenti degli italiani (e con loro degli stranieri).
Così tra convinzioni demolite o rinforzate, accanto ai numerosissimi esempi grammaticali, seguono sempre dei focus di approfondimento che motivano e giustificano le regole da un punto di vista etimologico e storico-linguistico, con excursus sulla storia della lingua, dal latino fino ai giorni nostri. Con ironia e un pizzico di rimprovero, i lettori vengono messi in guardia contro gli errori più comuni da evitare e quelle particolarità cui prestare un’attenzione speciale. Ludovica Zamponi rivela anche qualche trucchetto che non ci è mai stato insegnato a scuola (o che forse abbiamo dimenticato negli anni) e che ci può aiutare a superare i dubbi grammaticali. Il tutto è presentato con una grafica chiara, coinvolgente, di immediata comprensione, che guida il lettore passo dopo passo con colori, frecce e tabelle.
I colori dei dilemmi grammaticali
Osservando il taglio di fronte de I dilemmi della grammatica italiana, il lettore riconosce a colpo d’occhio le aree in cui si suddivide il prontuario, ciascuna con il proprio colore. Si parte quindi dalla sezione arancione che raccoglie quelli che Zamponi definisce gli «spinosi dilemmi ortografici», spesso considerati infidi, come la formazione dei plurali (due esempi su tutti: il plurale di egregia e grigia), di terminazioni e gruppi consonantici ostici; i lettori scopriranno anche il corretto uso delle forme analitiche o univerbate (un piccolo anticipo: scrivere “buongiorno” tutto attaccato come formula di saluto è sbagliato) o ancora grafie apparentemente corrette ma che nascondono degli errori, spesso assimilati nel parlato comune (trovate l’errore in “aereoplano” o “accellerare”). L’autrice esorta i lettori, una volta per tutte, a imparare a riconoscere la distinzione tra elisione e troncamento (qual è l’uno e l’altra? Ecco già in questa domanda dovreste averla notata, in caso negativo questo libro potrebbe aiutare). Si passa quindi alla completa risoluzione dei dubbi sugli accenti (pèsca o pésca? C’è differenza?), sulla punteggiatura che no, non è arbitraria, e sui segni grafici.
Dopo l’arancione ecco il verde con i dilemmi morfologici: il plurale dei nomi composti (come si comporta la parola “pronto soccorso”?) e dei termini inglesi (no, non si dice le slides e nemmeno i files, ricordiamo sempre le parole di Umberto Eco: «Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri»).
Nella sezione dedicata ai dilemmi lessicali, di colore viola, il lettore potrà scoprire come collocare il termine giusto al posto giusto, chiarendo bene che questo libro non “impara” niente al lettore, al massimo lo “insegna”.
E infine lei, la parte più temuta, la Sezione Orrori Spaventosi, appunto SOS, contrassegnata da un allarmistico colore rosso. Qui Ludovica Zamponi raccoglie le trasgressioni grammaticali e linguistiche peggiori, quegli «obbrobri più spaventosi» che comunemente si rischiano di commettere. Il lettore a questo punto non dovrà spaventarsi nello scoprire che ha sempre sbagliato quando augurava ad amici e colleghi “un buon fine settimana” o se nel parlare gli è venuto il dubbio tra “avrei dovuto essere gentile” o “sarei dovuto essere gentile”.
Sono tutte perplessità ricorrenti, che ora si chiariscono una volta per tutte e che ci ricordano, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto affascinante e complessa sia la nostra lingua.