Dal 1° al 3 ottobre 2025 Nairobi ha ospitato l’incontro internazionale “The Future of Africa: Challenges and Opportunities”, organizzato presso la Strathmore University in collaborazione con Harambee. L’incontro è promosso dal forum Be-Do-Care, un movimento (centinaia di iniziative sociali provenienti da oltre 20 Paesi) che intende riunire, ispirare e sostenere persone e iniziative impegnate a lasciare un segno positivo nelle proprie comunità.
Be-Do-Care ha organizzato la conferenza insieme all’Università Strathmore e all’agenzia Harambee Africa International (Hai), un’agenzia cattolica per lo sviluppo dell’Africa. Harambee in Swahili significa “agire insieme”. Rossella Miranda, portavoce di HAI, spiega che la conferenza è stata organizzata per far incontrare africani e non africani degli ambienti inerenti all’educazione, lavoro, gioventù, con attenzione in particolare ai temi della dignità della persona e dello sviluppo sostenibile.
Uno degli argomenti principali della conferenza è stata la disoccupazione giovanile insieme a sistemi inclusivi di educazione, sviluppo delle infrastrutture e alle possibili forme di cooperazione internazionale. Come spiega Linda Corbi, coordinatrice internazionale di Hai: «Questa conferenza non è solo un evento accademico. È uno spazio per incontri, ascolto, per collaborare e stabilire contatti. È un luogo dove ciascuno di noi è invitato a portare la propria esperienza, creatività e speranza».
Inoltre, ha motivato la scelta di Nairobi – che dopo Roma e San Paolo, è la terza città ospite di una conferenza di Be-Do-Care come di una città simbolo di un continente di opportunità oltre che di sfide. Lodando infine l’iniziativa nuova del Be-Do-Care Hub come ponte e piattaforma per stabilire contatti tra le persone ed aiutarli a risolvere i loro problemi: Corbi ha sottolineato che non si tratta di una questione di soldi ma di persone. Perché il movimento Be-Do-Care, nato a Roma nel 2022, vuole andare oltre l’assistenza di tipo paternalistico.
La conferenza con il motto «il Destino dell’Africa» riuniva professionisti, scienziati e ricercatori come rappresentanti dell’ambiente della cultura e dell’arte. Persone di 21 Paesi discutevano sfide ed opportunità per lo sviluppo del Continente.
Marìa José Murcia, rappresentante di Be-Do-Care, sottolineato che le iniziative sociali da sole non possono avere successo, ma hanno bisogno di una rete di collaboratori che le rendano possibili, soprattutto all’interno del mondo accademico e di quello economico. Inoltre, ha posto l’accento sul ruolo essenziale delle infrastrutture per lo sviluppo africano. La professoressa, originaria dell’Argentina, si mostrava impressionata della resilienza e dell’ottimismo degli africani che ha incontrato, definendo l’Africa il «continente della speranza».
La feconda esperienza di Strathmore
Strathmore fu fondata nel 1961, ancora prima dell’indipendenza del Kenya, dal fondatore dell’Opus Dei, San Josemaría Escrivà de Balaguer. All’epoca erano ancora in vigore le leggi britanniche di segregazione razziale, che il fondatore contestava, affermando: «C’e solo una razza, la razza dei Figli di Dio». Grazie ai permessi speciali che ottenne, Strathmore fu il primo ateneo nell’Africa Orientale Britannica che permise un’educazione giovanile aperta a tutti i gruppi etnici insieme.
In questi sei decenni Strathmore
ha avuto la possibilità di scalare le posizioni e stabilirsi tra le Università eccellenze del continente. Tra le più prestigiose, oltre a Strathmore a Nairobi, c’è anche la Business School di Lagos, ambedue ispirati dallo spirito dell’Opus Dei: eccellenza accademica, inseparabile dall’educazione della persona.
Come diversi rappresentanti dell’Università hanno sottolineato durante la conferenza: «L’Università non si può limitare ad insegnare conoscenze che sono compatibili col mercato con lo scopo primario di fornire alle imprese personale utilizzabile. E nemmeno [lo scopo] è di insegnare ai giovani conoscenze che servono per trovare un posto di lavoro».
Questi effetti emergono in sovrappiù. Il centro dell’educazione è la formazione della persona. Un professore lo spiega con una formula breve: «Educare delle persone con un carattere. Persone oneste, generose, competenti, responsabili ed allegre». Questo ideale era già incarnato dallo staff dell’Università. I giovani membri delle facoltà hanno organizzato la conferenza ed assistito i partecipanti. Grazie a loro la conferenza è stata un’esperienza indimenticabile. Studenti, collaboratori ed insegnanti vivono in prima persona il messaggio educativo di Strathmore. Il ruolo dell’Università deve essere proprio questo: un motore per lo sviluppo sociale ed educativo.
Università e società, insieme con le comunità locali, possono sviluppare soluzioni per il futuro. La professoressa Africa Arino della IESE Business School dell’Università di Navarra sottolinea il concetto di becoming indigenous: solo quando diventano parte della comunità locale, imprese e scienziati possono contribuire allo sviluppo.
La stessa Strathmore University da due decenni gestisce il Community Service Centre (Css) che fa da ponte tra eccellenza accademica e i bisogni delle comunità locali: trasforma competenze in servizio. I progetti del Community Service Centre promuovono resilienza, speranza e trasformazione continua: e sono state coinvolte ventisette istituzioni e quarantasette scuole, sono stati formati diecimila insegnanti e centocinquantamila studenti di dieci Paesi diversi hanno avuto accesso a questi servizi solo negli ultimi diciotto.
Il Macheo Achievement Programme
Tra i progetti del Community Service Centre c’è il Macheo Achievement Programme, un programma di formazione per i giovani che hanno concluso gli studi. La crescita personale dei giovani passa anche dallo sviluppo di competenze professionali che durante gli anni scolastici non è stato possibile sviluppare.
Macheo, in Swahili “levata del sole”, ha cambiato la vita di tanti giovani che sono diventati una benedizione per la società. Uno di loro è Bossvil, cresciuto con cinque fratelli solo dalla madre nel quartiere Kibera, tra i più problematici della capitale kenyota. Grazie a Macheo, dopo la maturità Bossvil ha avuto la possibilità di colmare il gap formativo permettendogli di raggiungere un livello di maturità personale ed accademica necessaria a candidarsi con successo per una borsa di studi della Iese Business School dell’Università di Navarra. Oggi Bossvil è tutore Macheo e condivide la ricchezza della sua esperienza e delle sue competenze con altri giovani.
Cinque giovani che erano beneficiari del programma Macheo oggi lavorano nello staff dell’Università Strathmore. E ancora, gli studenti dell’Università Strathmore hanno fondato la Student Civic Initiative (Sci), in cui i giovani si impegnano a servire la comunità, in particolare dando una mano alle scuole elementari e ristabilendo gli ecosistemi locali.
Tutte queste iniziative promosse da Strathmore sono la prova che le Università in Africa stabiliscono ponti tra governi, economia, società civile e cooperatori globali.
Gli organizzatori della conferenza Be-Do-Care sono convinti che le Università possono essere motori di progresso umano se si aprono alla cooperazione, all’innovazione e alla responsabilità sociale. Le Università devono occuparsi di diffondere istruzione ed emancipazione, diventare motori di sviluppo umano integrale, attraverso collaborazione, scienza aperta e responsabilità sociale.
Il Reverendo dottor Silvano Ochuodho, pro-cancelliere dell’Università Strathmore afferma: «Il destino dell’Africa non sarà scritto in grandi gesti ma in un lavoro paziente di cura, servizio e leadership che scegliamo ogni giorno». I vantaggi di una terra come l’Africa sono tanti: il dinamismo giovanile. Secondo don Silvano ogni generazione deve scoprire cosa significa santificare la vita quotidiana ed il lavoro quotidiano.
Il discorso del dottor Francis
Okomo-Okello, un imprenditore molto conosciuto in Africa Orientale, prevedeva uno sviluppo positivo del continente per i decenni a venire. Si aspetta che piuttosto che la creazione di nuovi posti di lavoro il settore informatico vedrà grande crescita e grazie all’energia e la creatività della gioventù questo settore aprirà opportunità di sfidare le difficoltà attuali.
Il Continente poi ha a suo favore le risorse naturali abbondanti e la popolazione giovane e colta: il 65% degli africani sono giovani. La popolazione africana attuale è di 1,5 miliardi, e le previsioni per il 2063 suggeriscono tra i 2,8 e 3,2 miliardi.
Verso il 2063
Nel 2015 l’Unione Africana struttura l’Agenda 2063, per un mercato unito in Africa entro il 2063: sarebbe il mercato comune più grande del mondo. L’Agenda 2063 vede l’Africa come soggetto dominante, integrato, pacificamente sostenuto dai propri cittadini.
Gli obiettivi dell’Agenda sono: integrazione regionale, uguaglianza dei sessi, più potere ai giovani e l’essere umano al centro dello sviluppo.
A differenza dei decenni precedenti il mondo dell’educazione si trova in uno stato buono, e anche la politica è più stabile rispetto al secolo precedente. Sudafrica, Botswana, Ghana e Ruanda sono la prova che anche cambiamenti cruciali in politica non nuocciono necessariamente alla stabilità di un paese.
Il vice-cancelliere emerito dell’Università Strathmore, il professor John Odhiambo ricorda che l’Africa ha bisogno di fondi di ricerca interni per liberare le istituzioni dalla dipendenza di donatori stranieri.
La conferenza ha mostrato come il futuro del continente nasca da un impegno paziente e coraggioso, capace di trasformare opportunità e sfide in percorsi di sviluppo umano integrale.