Statua della Madonna di Fatima
Maggio è il mese di Maria, Madre della Speranza, tanto più in quest’anno giubilare e in quest’epoca incerta lacerata da conflitti, epidemie e cataclismi di ogni sorta. In Tempi di Maria e Consacrazione al Cuore Immacolato (Ares, pp. 16,80, € 14) l’autore, Fratel Pietro Maria Pedalino, indaga il mistero che avvolge il presente e il prossimo futuro, accostando alle Scritture le apparizioni mariane e la voce dei santi per mostrare come in ogni passaggio storico, anche il nostro, Dio Padre non abbandoni le sue creature e come la Madonna, proprio perché arca dell’alleanza e custode della fede e della speranza, sia l’aiuto più alto che ci è offerto per vivere ciò che accade in una dimensione soprannaturale e salvifica. Fratel Pietro, trentaseienne consacrato laico francescano di ispirazione kolbiana, divide le sue giornate fra la preghiera e un apostolato che spazia dai gruppi di preghiera e dalla pubblicistica tradizionale al ricorso al web (in particolare attraverso il sito e il canale Tempi di Maria) e ai social media. Il suo intento è ridestare in un’umanità confusa, in preda alla disperazione perfino, perché dimentica di Dio, la fede che è la luce in grado di rischiarare in ogni tempo le tenebre più opprimenti. Per il cristiano la storia avrà, infatti, un esito di bene che è già stato suggellato con la Pasqua del Signore. E di questa verità testimone certa e credibile è Maria sua Madre, come ci spiega lo stesso Fra’ Pietro in questo dialogo con Riccardo Caniato, in cui offre le chiavi di lettura del suo recente libro.

Fra’ Pietro, come mai per un libro agile da leggere, hai scelto un titolo e un sottotitolo lunghi e articolati?

Il libro agile, come giustamente lo definisci, risponde alle mie caratteristiche. In effetti non sono tipo da manuali, da percorsi di formazione metodici benché siano cose necessarie: brevità e densità contraddistinguono il mio scrivere e il mio parlare. Anche i titoli in verità rispettano questi criteri perché Tempi di Maria e Consacrazione al Cuore Immacolato sono i due pilastri su cui si incentra la struttura del libro. Due espressioni che esprimo concetti nevralgici, interconnessi fra loro, in cui l’uno aiuta a scoprire meglio il significato dell’altro.

Consacrazione al Cuore Immacolato ci riconnette a Fatima, 1917. È da quel luogo e da quell’anno che il messaggio di consacrazione prorompe in tutta la sua forza e urgenza, dal momento che è la Madre di Dio stessa che parla, che chiede la Consacrazione promettendo un tempo di pace che coinciderà con il Trionfo del suo Cuore. Ho voluto che nel titolo non mancasse questo aggancio ideale con le apparizioni e il messaggio di Fatima che sono, ad avviso mio e di tanti più qualificati di me, una sorta di crinale, uno spartiacque che divide la storia delle apparizioni mariane tra “prima” e “dopo”. Fatima indica un evento decisivo che segna per sempre la storia non solo delle apparizioni ma del mondo e della Chiesa intera.

Che cosa intendi invece con Tempi di Maria?

Non è una mia definizione, è un giudizio su un periodo della storia offerto da alcuni santi, come Luigi Grignion de Montfort, e ripreso da numerosi studiosi. Se ho potuto dar vita ad un apostolato con questo nome – ancora prima di un libro che avesse tale titolo – è per i numerosi spunti di studio e riflessione degli anni passati. Padre Livio Fanzaga e Saverio Gaeta, per esempio, ci hanno intitolato un libro (Il tempo di Maria, Sugarco 2007) in cui si asserisce che gli inizi del terzo millennio rappresentano un momento epocale nel quale la Madonna esercita un compito di avvertimento al riguardo dei pericoli incombenti e di sostegno dinanzi alle difficoltà. Il messaggio di La Salette indica la nostra epoca come anticristica.

Quando diciamo Tempi di Maria parliamo di una categoria dalla profonda rilevanza biblico-teologica che si può presentare come l’incarnazione storica del cap. 12 dell’Apocalisse di san Giovanni che contiene la visione dello scontro tra la Donna vestita di sole e il drago rosso. I Tempi di Maria sono il momento peculiare in cui l’inimicizia tra Maria e satana giunge al colmo (ma in maniera progressiva, secondo una logica “crescente”); la collusione sarà violenta e, al suo termine, vi sarà un epilogo glorioso di restaurazione della vera fede: il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Secondo l’accordo unanime di tutti i maggiori studiosi e cultori delle apparizioni mariane, il punto di partenza dei Tempi di Maria sarebbe da collocarsi nel 1830, anno delle apparizioni della Vergine Immacolata a Rue du Bac, avvenimento che rappresenta come lo “squillo di tromba” che dà inizio alla serie di mariofanie moderno-contemporanee caratterizzanti i nostri tempi.

In che misura questi tempi di Maria finiscono con coincidere con il “tempo di pace” e il Trionfo del Cuore Immacolato che la Madonna ha promesso a Fatima?

Per capire in che modo il tempo presente e il tempo futuro siano interconnessi dall’unico filo d’oro dei Tempi di Maria mi pare utile prendere in considerazione quanto scriveva il venerabile Bartolomeo Holzhauser, sacerdote e mistico tedesco del 1600, autore di un pregevole commento al libro dell’Apocalisse. Egli spiega che, nella fase finale del mondo, ci saranno tre epoche che si susseguiranno l’una all’altra: l’epoca delle rivoluzioni, l’epoca della consolazione e l’epoca della desolazione. Le definisce come le ultime della storia. Lasciamo la terza per ora, che sarà quella che precederà la fine del mondo. Consideriamo le prime due. Ebbene, entrambe sono e saranno segnate da una speciale attività della Madonna.

E il pensiero qui si sposta sulle profezie bibliche (in particolare Ap 12) e i dettami di numerosi santi e mistici della storia della Chiesa concordi nel rilevare questo segno luminoso della presenza dell’Immacolata. Più che coincidere, potremmo dire che il tempo presente e il tempo di pace profetizzato costituiscono i Tempi di Maria che vivono di due fasi, relative alle due grandi epoche suddette. E sarà proprio la presenza dolce ma decisa di Maria Santissima a offrire tutte quelle grazie individuali e collettive necessarie per traghettare la Chiesa e il mondo dall’epoca delle rivoluzioniche stanno avvelenando il mondo intero – a quella della consolazione, ovvero il periodo del promesso Trionfo del Cuore immacolato, con cui e in cui Dio donerà consolazione alla sua Chiesa oggi così provata.

Nel tuo saggio ipotizzi come possa realizzarsi questo trionfo del Cuore della Madre di Dio.

Il corpus ricco e variegato di profezie relative alla crisi ma anche al Trionfo della Chiesa nell’epoca della consolazione, ci permettono di avere una buona certezza – che ovviamente definiamo morale e non dogmatica, la quale riguarda solo i contenuti sicuri della fede cattolica – che il trapasso dall’epoca delle rivoluzioni a quella della consolazione non sarà un processo di evoluzione indolore ma un salto storico, una rottura netta tra il prima e dopo, determinata da eventi importanti anch’essi abbondantemente profetizzati nel corso dei secoli, oltre che nelle Scritture.

Del resto, la parola stessa Trionfo utilizzata dalla Madonna a Fatima lascia intendere che il nemico del genere umano e con lui tutti i suoi satelliti saranno annichiliti in modo grandioso, epico, per l’intercessione della Beata Vergine che porterà all’intervento del «dito di Dio» (Lc 11, 20). Ma tale instaurazione sarà indolore? Tutt’altro. Le rivelazioni private (si pensi al Terzo segreto di Fatima) parlano chiaro circa il fatto che alla Passione di Cristo seguirà in un dato momento storico la Passione del suo Corpo mistico, la Chiesa: la croce dovrà precedere la gloria, ma sarà, per la Chiesa, una croce tanto più pensante quanto più meravigliosa e grandiosa sarà la gloria che le è promessa nel periodo di Pace preconizzato.

Fatima, ma non solo. Qual è il valore che attribuisci alle apparizioni mariane nell’economia della salvezza compiuta da Cristo?

C’è un brano nell’opera minore di Maria Valtorta che riporto nel libro che spiega chiaramente non solo l’opportunità ma direi la necessità di un intervento extra-biblico di Dio per impedire, in pratica, che l’umanità sprofondi in un dirupo perché è in questa situazione noi ci troviamo al presente: sull’orlo dell’abisso. E se questo intervento extra-biblico si caratterizza per un intervento massicciamente mariano questo è legato al ruolo che Maria Santissima ha nella storia della salvezza e che nessuno le potrà togliere perché procede dai suoi meriti di Madre che con il suo sì si è resa corredentrice, la prima cooperatrice della redenzione. E, ancora prima, dalla volontà di Dio stesso che, commosso per il suo Fiat, le ha dato questa posizione privilegiata nell’economica salvifica.

Nella tua riflessione evidenzi come alla Via Crucis di Cristo si accompagni la sofferenza della Vergine Madre che vive e partecipa l’intera passione del figlio standogli sempre accanto fino alla morte di Croce. Questo compatire di Maria fruttifica. In particolare, attingendo ai santi e ai mistici, ti soffermi a descrivere il Getsemani di Maria che, in definitivo, proprio mediante il vaglio della sofferenza, arma il suo calcagno che, infine, calpesterà l’antico serpente, l’avversario di Dio. Ci spieghi meglio questi nessi e parallelismi?

Le pagine nel libro che trattano il tema del Getsemani Mariano mi sono particolarmente care perché hanno la loro genesi in una dimensione particolarmente orante e meditativa rispetto ad altre sezioni in cui è stato preponderante lo studio e la ricerca. Del resto, questo tema ci permette di entrare nel nodo cruciale della redenzione, segnato dalla sofferenza amorosa della Beata Vergine Maria unita a quella del Figlio e a cui associa i suoi figli. E qui c’è il punto interessante che, se ben capito, può portare tanta consolazione a chi vive momenti di intensa prova.

La rivelazione pubblica si conclude con l’ultima parola dell’ultimo libro biblico, lo sappiamo. Ma l’intera Sacra Scrittura è pregna di misteri e ancora tante sono le cose che la Chiesa ha bisogno di capire più profondamente. Dio sa quando è il tempo di svelare più pienamente certe verità, sa quando i tempi sono maturi per rivelarne più pienamente il significato.

In tempi recenti, soprattutto grazie agli scritti di san Luigi Maria di Montfort e di san Massimiliano Kolbe, abbiamo appreso una verità eccezionale: il Calcagno della Donna della Genesi (3,15) sono i suoi figli. Certo, figli Maria sono tutti i battezzati perché, come dice san Leone Magno, il fonte battesimale è assimilabile al grembo di Maria. Tutti siamo stati rigenerati dal parto doloroso della Madre corredentrice. Però c’è un modo di essere più intimamente figli di Maria ed è attraverso una vita di fedele consacrazione a Lei, secondo la richiesta avanzata a Fatima e in altri luoghi di sue sante apparizioni. Ebbene, sono soprattutto costoro a essere, più direttamente e strettamente parlando, suo calcagno.

Genesi 3,15 va in scena uno scontro violento: nel lemma biblico c’è addirittura la sfumatura di ferire, colpire con violenza provocando lividi e contusioni. Ecco da dove nasce il Getsemani Mariano e il Getsemani dei figli di Maria. La redenzione si compie nella sofferenza. Ma la passione non è solo quella di Gesù e Maria. È anche la nostra, quella dei figli della Chiesa, i figli di Maria. Questo dolore non è senza senso. E soprattutto non è senza un’efficacia salvifica. E qui vale la parola di san Paolo ai Colossesi (1, 24): «Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa».

Ti definisci consacrato all’Immacolata di ispirazione kolbiana, come nasce e in che cosa consiste la tua filiazione rispetto a san Massimiliano Kolbe?

La conoscenza e l’amore verso san Massimiliano Kolbe li ho potuti coltivare nei quindici anni di vita da religioso francescano attraverso biografie e testi che me ne hanno fatto apprezzare la grandezza non solo dal punto di vista della santità e dell’eroismo personale, ma anche e soprattutto dal punto di vista delle intuizioni sul piano mariano e apostolico. Si tratta di un percorso di anni per cui sento san Massimiliano vicino non solo per un’assistenza spirituale – che ricevo forte anche da parte di altri santi – ma specialmente per un’affinità spirituale e per quella luce mariana che “esplode” nella sua vita e nei suoi scritti e che ci riguarda in modo particolare.

Non solo me, sia chiaro. Fu san Giovanni Paolo II, un altro grande santo polacco e Papa del Totus tuus a indicare proprio san Massimiliano Kolbe come patrono del nostro difficile tempo. E se san Massimiliano detiene questo patronato vuol dire che dovrebbe essere tutta la Chiesa a guardare a lui come fonte di ispirazione profonda per capire e superare le criticità del nostro tempo. E il segreto è l’Immacolata. Soprattutto la consacrazione a Lei, come amava insegnare padre Kolbe.

Oltre a san Massimiliano nel tuo libro ti soffermi in modo particolare anche su san Luigi Maria Grignion di Montfort? Che cosa te lo rende a sua volta speciale?

Nel libro gli accenni a santi e figure mariane sono molteplici ma, oltre a san Massimiliano Kolbe, la figura mariana di riferimento che percorre un po’ tutto il mio discorso è quella di san Luigi Maria. Il Montfort può essere definito come il padre della consacrazione mariana. Nel suo Trattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria c’è l’unico vero manuale di Consacrazione mariana scritto da un santo. Prima di lui ci sono spunti, pagine anche molto belle ma non un vero e proprio prontuario. E anche dopo di lui ci sono vi autori ma non un santo canonizzato ad aver scritto un testo completo.

Inoltre, nelle sue opere mariane ci sono pagine dalla carica così profetica che si rimane meravigliati e ci si chiede quali profonde illuminazioni abbia ricevuto questo santo per scrivere cose così forti e misteriose ancora oggi, tanto più quando le scrisse agli inizi del XVIII secolo. Questi due luminosi santi mariani e i loro scritti insieme con le grandi apparizioni della Madonna nella nostra epoca offrono la chiave necessaria per discernere e comprendere i Tempi di Maria.