Sul numero cartaceo di Sc avevamo dato anticipazione del capitolo sulla «posizione della Chiesa» confluito nel volume di Riccardo Caniato Medjugorje. Un’indagine, in uscita in questi giorni nelle librerie (Il Timone, pp. 416, € 18,90). Nell’occasione del 44° anniversario delle “apparizioni” – 25 giugno 1981-25 giugno 2025 – mentre una moltitudine di pellegrini si raccoglie in preghiera nel villaggio dei Balcani, rilanciamo l’ultima parte di quel contributo riservata al commento sul Messaggio di Medjugorje reso dal cardinale Victor Manuel Fernandez il 19 settembre 2024, durante una conferenza stampa dal Vaticano partecipata in presenza e in diretta streaming da migliaia di giornalisti da tutto il mondo. Quel giorno il prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede ha introdotto la Nota Regina Pacis che accompagnava il riconoscimento di Nihil obstat con cui l’autorità della Chiesa ha concluso con accento molto positivo il suo iter di discernimento. Il Messaggio di Medjugorje non contrasta con la fede e la morale cattoliche e i fedeli possono pertanto dare la propria adesione all’evento e ai contenuti che porta con sé. Di seguito la sintesi e l’analisi dell’intervento del cardinale prefetto offerta da Riccardo Caniato nel suo libro.

 

La Nota Regina Pacis del 19 settembre 2024, pur ponendo come premessa che allo stato attuale non è interesse dell’autorità della Chiesa riconoscere con certezza la matrice divina di eventi straordinari come quello di Medjugorje, entrando nel merito dei messaggi pronunciati dal 1981 a oggi, che vengono definiti nel loro complesso non contrari alla dottrina e alla morale della fede, ricorre di continuo ad affermazioni per le quali a Medjugorje «la Madonna dice…», «la Madonna attribuisce…», «La Madonna non pone sé stessa al centro…» lasciando intendere che è ben chiaro a tutti che il Nihil obstat non riguardi la parola dei veggenti ma presuma l’intervento di Qualcuno che sta dietro e oltre loro.

Il cardinale Fernández con il direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli

Il cardinale Fernández con il direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli

Nell’ascoltare la conferenza stampa ho avuto l’impressione che il cardinale Fernández si sia implicato interiormente come sacerdote e padre nel leggere il lungo elenco di messaggi della Regina della Pace che ha voluto portare all’attenzione dei giornalisti e che, più o meno consapevolmente, commentandoli, abbia reso in mondovisione una catechesi ufficiale, mirabile e appassionata del Vaticano su Cristo, la Chiesa, la santità, i Sacramenti, mediante questa “presunta” Madonna dei Balcani.

Non a caso il documento del Dicastero si conclude con un’accorata preghiera alla Madonna Regina della Pace perché «coloro che accolgono liberamente la proposta spirituale di Medjugorje possano vivere sempre più uniti a Gesù Cristo», e culmina nell’affidamento a Lei «di questo nostro mondo succube di una “terza guerra mondiale a pezzi”. Regina della Pace, ascolta la supplica che sale dal cuore dei bambini, dei giovani, dei poveri e di ogni donna e uomo di buona volontà».

Ma il testo valorizza, citandone per esteso numerosissimi, i contenuti dei messaggi che vengono catalogati individuando alcuni temi principali quali la pace; la centralità di Dio; l’amore trinitario incondizionato verso tutti gli uomini; la conversione; la carità, il bene più grande; la famiglia e la Chiesa; il valore della testimonianza e dello spirito di servizio; l’insidia di satana e il peso del male e del senso del peccato che grava le anime; il rifiuto della mondanità; l’importanza di seguire Gesù che salva.

Seguire Cristo: il Dicastero ha riconosciuto che nei messaggi della Regina della Pace è costante il rimando della Madre al Figlio, il Re della Pace, come unico Salvatore, con la seguente valorizzazione dell’Eucaristia e della Messa. «Io non dispongo direttamente delle grazie divine», nella Nota è citato il messaggio del 31 agosto 1982, «ma ottengo da Dio tutto ciò che chiedo con la mia preghiera». E ancora, il 12 novembre 1986: «Io vi sono più vicina durante la Messa che durante l’apparizione. Molti pellegrini vorrebbero essere presenti nella stanzetta delle apparizioni e perciò si accalcano attorno alla canonica. Quando si spingeranno davanti al Tabernacolo, come ora fanno davanti alla canonica, avranno capito tutto, avranno capito la presenza di Gesù, perché fare la Comunione è più che essere veggente».

E di fronte a chi in Erzegovina o altrove cerca spasmodicamente segni straordinari, la Nota della Santa Sede non può che riconoscere che a Medjugorje,

in realtà, è la stessa Gospa che invita a relativizzare i propri messaggi. Afferma chiaramente, infatti, che cosa dobbiamo ascoltare: il Vangelo. Spesso la Madonna chiede che i suoi messaggi siano ascoltati, ma nello stesso tempo li sottomette al valore ineguagliabile della Parola rivelata nelle Sacre Scritture. I seguenti ammonimenti sono molto incisivi su questo punto, e diventano un criterio centrale sull’atteggiamento da assumere di fronte ai messaggi: “Non andate in cerca di cose straordinarie, ma piuttosto prendete il Vangelo, leggetelo e tutto vi sarà chiaro” (12 novembre 1982); “Perché fate tante domande? Ogni risposta è nel Vangelo” (19 settembre 1981).

«Queste parole possono essere una combinazione di desideri umani e di emozioni divine», ha sintetizzato il cardinale Fernández riguardo ai messaggi, «ma non si possono collegare con le forze del Male. Dio nei suoi misteriosi disegni anche in mezzo alle imperfezioni umane ha trovato in Medjugorje un modo di far scorrere un fiume di bene e di bellezza e probabilmente continuerà a essere così».

In fondo la Santa Sede ha espresso le stesse preoccupazioni e indicazioni che avevo raccolto dai presunti veggenti, in particolare da Marija quando, distogliendo l’attenzione da sé stessi, mi hanno dato assicurazione che la mia preghiera vale la loro o mi hanno esortato a capire che il miracolo più grande di Medjugorje sarebbe il mio cuore, il cuore di ciascun pellegrino, cambiato. Mi ha sorpreso e rallegrato riscontrare negli approfondimenti del Dicastero la coincidenza di molti temi e messaggi a me cari, assolutamente centrali nel libro. E mi sono commosso nel constatare che il cardinale Fernández abbia concluso la sua conferenza stampa del 19 settembre sottolineando la chiamata al Cielo, alla compiutezza della felicità, che si leva dal 1981 a San Giacomo: cioè quello stesso tema, motore e cuore di questa mia testimonianza, che nell’Introduzione ho riassunto con l’espressione «Medjugorje-Paradiso, sola andata».

«Medjugorje è gioia. La spiritualità di Medjugorje è gioiosa, è festiva», ha detto testualmente il porporato. «Considerate questi messaggi», ha proseguito citando a braccio:

Desidero introdurvi nella gioia della vita, che ognuno di voi scopra la gioia e l’amore che si trovano solo in Dio. Ringraziatelo per tutti i doni che avete scoperto nella vita; anche per il dono più piccolo io rendo grazie insieme con voi e desidero che ne proviate gioia. Desidero che ciascuno di voi sia felice qui sulla terra, Dio è amore e libertà.

Quindi ha chiosato:

Infine a Medjugorje si fa anche chiaro che siamo chiamati a una vita senza confini. In tanti messaggi si risveglia il desiderio del Paradiso, la ricerca del senso ultimo dell’esistenza: “Cari figli nel vostro cuore nascerà il desiderio del Cielo. Non dimenticate che siete pellegrini sulla strada verso l’eternità. Siete come un fiore in un campo. Desidero che ognuno di voi si innamori della vita eterna che è il vostro futuro”.

E se fosse che, anche per il cardinale, Medjugorje è Paradiso sola andata?

Il festival della gioventù a Medjugorije