Con l’occhio di carne «guardiamo ciò che vediamo, con quello di vetro guardiamo ciò che sogniamo. Poveri noi se smettiamo di sognare!». Inizia qui, da questa citazione di papa Francesco al convegno promosso da La Civiltà Cattolica, Con l’occhio che sogna. Sguardi narrativi verso e oltre l’orizzonte di Natale, dell’autore milanese Marco Beck (Puntoacapo, 2024). Il pontefice riprende l’immagine dei due occhi dal poeta e romanziere latinoamericano Miguel Ángel Asturias: per lui quell’occhio di vetro è lo sguardo creativo del narratore, capace di sognare e di far sognare.

L’opera propone sette racconti brevi, sette storie che aprono a suggestioni e spiragli attraverso i quali filtrano la gioia e la speranza trasmesse dalla tradizione cristiana della Natività. Ogni sguardo narrativo accompagna e avvicina di un passo il lettore verso gli orizzonti di un Natale ormai prossimo, in una prosa che si fa quasi poetica e che, oltre all’estetica e alla spiritualità, racchiude in sé la bellezza della parola, con frasi armoniche e leggere, ma non per questo banali. La prosa di Beck è stata spesso definita “sognante”, capace di condurre il lettore in quello che l’autore stesso descrive come lo «snodarsi di città, di borghi, di scenari che spaziano dalla Liguria alla Terrasanta di Betlemme e Gerusalemme, dai tentacoli di Londra alla campagna toscana, dalla penisola di Neringa all’altopiano di Lavarone e infine a Siena».

In questi spazi si muovono i numerosi personaggi. Sono prevalentemente donne – madri, figlie, nipoti – ma anche uomini – padri, figli, cugini – tutti impegnati nella loro quotidianità. I lettori entrano in contatto con le loro realtà ed emozioni, penetrano nelle loro esperienze di vita fondamentali e percepiscono così la fede cristiana che permea le loro esistenze, un dono mai dato per scontato, ma coltivato e custodito con cura. Ed è questa fede che accompagna il lettore fino al Natale e, attraverso gli sguardi dei protagonisti, lo invita a sognare ancora.